La merda di Riporto (pensando a Eugenio Montale nel 2019 sulla spiaggia di Riotorto)

Nell’ora in cui il dubbio ad alcuni
apre crepacci nei fianchi
mentre altri che ricevettero telegrammi
con dettagliate istruzioni di montaggio
s’innestano il fucile nel braccio,
seduto in retroguardia nell’ombra a noleggio
di un ombrello biancoblù, penso
al fiume che avanza verso il loco ameno,
alla grande marea di merda di riporto.
E vedo
un padre di famiglia con cappello militare
trascinare un canotto al guinzaglio
sulla spiaggia di Riotorto.

Ogni giorno un Pistojese si sveglia e…

Ogni giorno un pistojese, me compreso che non sono neanche propriamente pistojese, si sveglia e sa che deve alimentare il dissidio. Non ha bisogno di essere direttamente interessato, il pistoiese alimenterà il dissidio millenario in cui vive e da cui trae la forza di stare al mondo. Per scherzo, per davvero, un po’ e un po’. E intanto il dissidio permane. Come nella famosa scuola di musica di Varanasi, dove pare siano circa seimila anni che si suoni ininterrottamente, a Pistoja si alimenta il dissidio ininterrottamente da svariati secoli.

Ogni tanto qualcuno, per vezzo credo, finge di voler riportare tutti alla ragione, ma poi si gira e, non visto, subito rialimenta il dissidio.

Che ne faremo del livore?

L’interrogativo che mi trascino dietro da anni e che temo avrà una risposta indesiderata è questo: tutto questo accumularsi di livore, di discorsi mal meditati, di violenza verbale e manifestazioni orgogliose di pervicace ignoranza un giorno non lontano avranno delle conseguenze non ben quantificabili.

Avranno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità gli attori di questo inabissarsi collettivo? C’è la faranno a far fronte alle difficoltà che ne conseguiranno oppure si cacheranno in mano*?

*cacarsi in mano è un’espressione spesso usata in Toscana per definire la situazione di fallimentare disagio in cui si viene sovente a trovare chi, chiamato a dare prova di una capacità esposto all’altrui giudizio, finisce per sbagliare miseramente. Esempio classico è il calcio di rigore. Si dirà quindi che il calciatore che sbaglia l’importante tiro piazzato si è “cacato in mano”.

Sinfonia d’estate (inedito)

SINFONIA D’ESTATE

Portano cani minuti e feroci
Dentro apposite sacche portacane
e li poggiano su appositi sgabelli tra le sedute
e mangiano all’apericena l’apposito cibo
Il fingerfood e lo spritz malfatto
conche di minestre riscaldate
respirano la coolness e la movida
assisi su impagliati stile Formentera
e sabbia di riporto contaminata.
Sullo sfondo il ponte della tangenziale
la nube tossica sospinta dal vento
accolto come manna fresca
c’è invece la discarica che arde
fuoco! fuoco! cancella le prove!
Cancella il ricordo e porta la morte
Porta il puzzo salutare del risveglio
A questi tàngheri azzimati
Un po’ avvocato, un po’ verdesca,
Un po’ terzino e Carloconti.
L’affitto del piattino ha un costo
Non è increscioso, è triste.
Si mangia come equilibristi
con due mani e sette cose da tenere.
Dalla borsa apposita canini imbarazzati
abbaiano voce gagarona
l’occhio dell’omicida fende il buio
se la mole lo consentisse
quante giugolari saltate e filmati amatoriali
Anche i senzacane si difendono
ma questa poesia non approfondisce.
Nel frattempo un carnevale di squartamenti,
sbiancamenti e trattamenti
Erosione inarrestata di progressi evolutivi
e conquiste socioculturali.
“L’angoscia è temporaneamente solubile in alcool”
Un trito d’ossa fino che il vento
Mulina nell’aria e nei bicchieri
In soluzione stabile col tonic
E l’esotico gin con nome di capitale africana
Che pochi potrebbero indicare
Sulla carta muta o sul mappamondo
Ma fottesega dal momento che maps
Fottesega dal momento che
Si finisce bene insomma.

L’indignazione del portavoce

Non passa giorno che il portavoce di una categoria non si indigni per le dichiarazioni di qualcuno. Secondo me è necessario che quelli che fanno parte delle categorie accettino il fatto che a qualcuno possono anche restare sul cazzo. Mentre invece quelli che rilasciano le dichiarazioni dovrebbero palesarsi in modo più limpido. Non temere di scontentare qualche categoria e perdere consenso, anche quel poco delle categorie più piccole o quel tanto a sorpresa delle categorie non ben delineate. Senza far finta di voler bene a tutti. Ché non è vero che volete bene a tutti. Forza!