La dittatura dell’uomo normale

Un uomo normale, uno che va a lavorare, che costruisce da solo le possibilità senza cercare scorciatoie, uno che cerca di essere onesto, disorganico, non compromesso, vede un funerale in tv e si rende conto una volta di più e più nitidamente che è circondato da gente di merda aiutata da altra gente di merda, avverte il pericolo, vacilla, è tentato dalla risposta autoritaria, invoca prima silenziosamente l’avvento della dittatura militare, poi ne parla con altri interlocutori al pari di lui insicuri, poi prende coraggio e urla forte a tutti che sarebbe necessario sterminare tutta questa feccia impestata e come per magia succede. Avviene la dittatura e per le strade c’è gente armata che cerca della gente da sterminare. Dopo un iniziale entusiasmo l’uomo normale si rende conto che questi che girano armati sono gli stessi che prima giravano armati di nascosto. Che è proprio quella gente di merda di cui invocava lo sterminio quella a cui adesso deve un rispetto istituzionale senza discussioni.

Finisce dunque per portare rispetto senza discutere, aderisce consapevole di non aver avuto la forza di attendere un pensiero più nitido, non inquinato dalla spinta emotiva, torna a casa dal lavoro e al figlio insegna ad aderire, a non discutere, tutto per la salvaguardia del bene più prezioso.

A sera piange da solo chiuso nel cesso, fingendo lunghi bisogni.

Videopoesia #2 – Non rompetemi il cazzo (con sottotitoli in inglese)

Mi cimento umilmente, per la seconda volta, nel videomaking per questo testo che scritto il mese scorso.

Le riprese sono state effettuate il giorno 10 agosto 2018 sulla pietrosa riva del fiume Reno, in quel di Biagioni, sull’Appennino Tosco-Emiliano.

Poesia in onore di un ten-pack di Corona

Poesia in onore (e d’amore) di un ten-pack di Corona

Investo i soldi che sono certo di avere
perché li trovo rumando nella tasca
in una sete che avrò certamente,
nel corpo che rinasce, nel presente.
Non miope, ma amore lungimirante,
per l’attuale e per la voce fuorviante,
Per il sorso che sgorga la frequenza
intoppata di voci alla cazzo
feroci sussurri e trapani atonali
che vergano senza mai parlare
sentenze e dichiarazioni formali.
Di cronache nere, forestiere e locali,
La percezione aumentata del rischio,
le babygang e l’invasione dei selvaggi
i nuovi funesti suonatori
che riescono a straziare un vecchio adagio
intonato mille volte dai vecchi marpioni.
Amore lungimirante
per il sorso manòpola che risintonizza
sulla frequenza delle cìncie e dei ramarri
che innesca la catasta per il fuoco radicale
e apre il sipario sulla nuova faccia
distesa, limpida e fiduciosa,
sul sonoro e aggraziato “andate in culo!”.

Agosto 2018

L’Oscuro Patrimonio

L’Oscuro Patrimonio (l’antefatto)

Viene il giorno e la sciarada rovina
La luce inchioda ai misfatti
chi porta L’Oscuro Patrimonio.

Cumuli d’ossa e spartizioni
Il fiuto balordo che distrusse
Scellerate generazioni.

Cumulo di colpe e compromessi
ereditate un giorno senza ragione
Senza richieste e senza spiegazione.

Cumulo d’imbarazzi e congestioni
Che i millenni non riescono a limare
Che la fuga pur veloce non distanzia

Tutto torna ed ha lo stesso sembiante
La parola cercata si dissolve
Come il sogno che credi ricordare

Ma d’essa non restano che scorie
Rifiuti, imbrogli e convinzioni
Che fanno ingorgo nel pensare.

Nell’armadio sprangato nulla entra
Tutto sembra esser sceso a patti
Ciò che conta era già successo prima.

(inedito dalla sezione “dieci resoconti” – in lavorazione, da una raccolta in lavorazione anch’essa)