Io non guardo mai il televisore. Il mio non ha il decoder per il segnale digitale. E il decoder che mi hanno regalato è ancora imballato. La scatola ha ancora la reggetta di plastica. Stasera però ero a cena a casa di mia madre e mentre mangiavo, di spalle all’apparecchio, ho ascoltato lo scambio di battute tra Rosy Bindi, la Gruber, un certo Mieli e in collegamento esterno il nuovo sindaco di Parma. Il Pizzarotti. Alla fine del Risotto mi sono voltato. Mentre il sindaco parlava, cercando di mantenersi a un livello dialettico medio-basso, Rosy Bindi non riusciva a nascondere delle espressioni di ironico disprezzo. Erano espressioni che a Pistoia chiameremmo “a-presa-di-culo”. E per finire in bellezza, un maldestro tentativo di “Uomo di Paglia” evitato con garbo e fermezza dal tanto disprezzato avversario.
Quelle espressioni tradivano l’incapacità di misurarsi sul nuovo terreno delle aspettative e delle istanze inderogabili di un gruppo sociale sempre più ampio. Che il Presidente della Repubblica può anche fingere, con fare da vero mafioso, di non aver sentito. Che Bersani può liquidare rivendicando la vittoria di Budrio ed esponendosi al pubblico ludibrio con un gioco delle tre carte verbale in cui si afferma che non ci sono posti in cui si perde, ma solo posti in cui non si vince (significato?). Nell’insofferenza a ogni forma di dissenso, anche quello legittimo che non ti fa il piacere di portare le devastazioni nelle strade, si manifesta la sclerosi di un’intera classe dirigente ormai definitivamente scollegata da ogni realtà immaginabile. Autoreferenzialità, segnali di intemperanza e maleducazione inaccettabili, disconoscimento della parte avversa. Si manifestano i motivi per cui il Partito Democratico, al pari delle altre formazioni “tradizionali” è destinato a scomparire in tempi medi.
Essi non hanno più via d’uscita. In prospettiva gli rimane solo il Golpe. In combutta con gli altri scomparenti. Ed essi si, dovranno fare i conti con qualcosa di innominabile. E non il Pizzarotti, che all’accusa di essere stato eletto coi voti del Pdl risponde giustamente che i voti non appartengono a nessuno, se non ai cittadini.
Io non sono un politologo, ma solo un libero pensatore.
E non guardo mai la tv. Che sia io che a non capire i codici della comunicazione televisiva?