Quando ho scoperto mio padre – Luigi Di Ruscio

quando ho scoperto mio padre che guardava le formiche
il sole spaccava le pietre e intontiva i muratori senza cappello di carta
una buca scura intorno granelli di terra impastata
e il brulichio delle formiche con troppo grandi semi trascinati
e mio padre con schifo ha strisciato il piede sul nido
così ho imparato a guardare le formiche e ad avere questo schifo
e l’umano in mio padre è in questo astratto schifo
questo assalto dei sensi della nullità che mio padre affoga
con la partita a stoppa e ogni vittoria e ogni perduta salutarla con vino
e la sbornia gli porta una sorta di furore disperato
e scaraventa piatti e bicchieri contro il muro
e si condanna in questo furore o nel tacere
e nella fatica che è una battaglia perduta senza senso e senza scopo
mio padre ha scoperto nella formica la propria immagine e la distrugge
il vino la fatica il fumo gli scassano il petto con una tosse paurosa
che è stata presente in tutti i miei sogni della mia infanzia
il vizio di guardare la formica ha perduto mio padre
ed io ora vivo in questo formicaio con la stessa rabbia di mio padre
che distrugge preso da schifo la laboriosa formica

Luigi Di Ruscio

Luigi Di Ruscio

Siamo Nati Lontano (EP) | il primo lavoro de La Fine del Mondo

È uscito “Siamo Nati Lontano”. L’ep d’esordio de La Fine del Mondo, il progetto musicale/poetico per cui scrivo e recito. Progetto condiviso con Alessio Chiappelli, Simone Naviragni e Matteo Parlanti. E quando le allieve la lasciano venire anche con Valentina Innocenti.

Nel disco ha suonato gentilmente anche Luciano Fiorello che ringrazio. Così come ringrazio Gioele Valenti (Herself) che il disco lo ha prodotto e Zven dell’Orange Studio di Ponte Buggianese che lo ha registrato.

È una produzione Ass Cult Press/Salmone Rec.
Qui potete osservare il disco in buona compagnia.

e qui sotto potete ascoltare un estratto:

Alessio Chiappelli – chitarre
Simone Naviragni – basso
Simone Molinaroli – voce recitante, testi
Matteo Parlanti – batteria
e la preziosissima produzione di Gioele Valenti (Herself)

FORSE UN GIORNO / FISSAMMO L’ORIZZONTE

:::
Un giorno finiremo per non esserci mai conosciuti
e depistare il pensiero che ci ricorda alleati
nell’impresa temibile che chiamano amore.
Ci aiuteranno quei solchi scavati dai giorni
sulla gioventù che adoravamo
sullo splendore violento della nostra eversione.
Le ombre ci persuaderanno a chiederci
in quale giorno c’eravamo trovati,
in quale giorno abbandonati,
se mai una musica, quale.
E i fonogrammi da un tempo insidioso
nulla spiegheranno,
come le strette di mano e i saluti compilati
con entusiasmo commercialista.
Un giorno forse, riusciremo a non esser stati mai
abbagliati, nudi, stupiti,
storditi da un presente imprecisato
che non cercava ragioni.
Un giorno forse, come i sassi
non sapremo più le parole
ed estranea per noi sarà la verità.
Quel giorno forse, riusciremo a non essere stati mai.

:::
Fissammo l’orizzonte
fingendo una sorpresa adolescente.
Mano nella mano ci parlammo
lingue complesse e un canto siderale.
Per sempre lontani dal timore
di una vita irrealizzata,
le fatiche, le vanità, la presunzione,
tutta la materia del Mondano,
risultarono evidenza innocua
per chi senza sbagliare
la bellezza, con la promessa di una vita migliore
risoluto aspettava l’estinzione.

Simone Molinaroli – La Fine del Mondo
(www.lfdm.org)

Tutti i diritti riservati © 2012

Forse un Giorno/Fissammo l’Orizzonte | La Fine del Mondo

Ascolto in anteprima per il primo estratto dall’ep d’esordio de “La Fine del Mondo” di cui il sottoscritto è voce e paroliere. [www.lfdm.org]

Alessio Chiappelli – chitarre
Simone Naviragni – basso
Simone Molinaroli – voce recitante, testi
Matteo Parlanti – batteria
e la preziosissima produzione di Gioele Valenti (Herself)

FORSE UN GIORNO / FISSAMMO L’ORIZZONTE

:::
Un giorno finiremo per non esserci mai conosciuti
e depistare il pensiero che ci ricorda alleati
nell’impresa temibile che chiamano amore.
Ci aiuteranno quei solchi scavati dai giorni
sulla gioventù che adoravamo
sullo splendore violento della nostra eversione.
Le ombre ci persuaderanno a chiederci
in quale giorno c’eravamo trovati,
in quale giorno abbandonati,
se mai una musica, quale.
E i fonogrammi da un tempo insidioso
nulla spiegheranno,
come le strette di mano e i saluti compilati
con entusiasmo commercialista.
Un giorno forse, riusciremo a non esser stati mai
abbagliati, nudi, stupiti,
storditi da un presente imprecisato
che non cercava ragioni.
Un giorno forse, come i sassi
non sapremo più le parole
ed estranea per noi sarà la verità.
Quel giorno forse, riusciremo a non essere stati mai.

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Fissammo l’orizzonte
fingendo una sorpresa adolescente.
Mano nella mano ci parlammo
lingue complesse e un canto siderale.
Per sempre lontani dal timore
di una vita irrealizzata,
le fatiche, le vanità, la presunzione,
tutta la materia del Mondano,
risultarono evidenza innocua
per chi senza sbagliare
la bellezza, con la promessa di una vita migliore
risoluto aspettava l’estinzione.

Simone Molinaroli – La Fine del Mondo
(www.lfdm.org)

Tutti i diritti riservati © 2012