Il reclutamento della classe dirigente

Il reclutamento della classe dirigente

Sarebbe in errore, a mio parere, e ingenuamente cadrebbe in una trappola apparentemente razionale chi credesse, nel confrontare due classi dirigenti, una formata in una delle molte Scuole di Alti Studi sparse nel mondo, l’altra selezionata da un portale online, di scorgere una differenza discriminante nella qualità dell’istruzione ricevuta ignorando al contempo la loro sostanziale similitudine. Perché se è indubbio che i ben formati abbiano formazione certificata e capacità presumibili, pare altresì indubbio che finire a far parte di una classe politica esautorata della possibilità di produrre politica, idee e dispositivi in un contesto governato per mezzo di decreti e cabine di regia (già da prima della presente Pandemia) ne renda inutile ogni potenzialità. Rendendo invece di somma importanza ciò che li rende sostanzialmente simili ai descamisados della politica selezionati sul portale. Ovvero la disposizione a ricevere delle direttive indiscutibili di provenienza ignota (perlomeno per l’osservatore da casa) e ancor più importante l’essere sradicati dal proprio contesto di appartenenza e la rinuncia a essere espressione e di conseguenza ricevere le istanze di qualsivoglia gruppo sociale. Fenomeni quello della de-democratizzazione delle istituzioni e dello sradicamento della classe dirigente che non ho certo la pretesa velleitaria di introdurre io, ma che sono già ampiamente discussi dagli anni 50 e che nel contesto attuale si manifestano solamente in modo più limpido incontrando le voci amplificate dal grande flusso di comunicazione, talvolta distorte artatamente, di alcune delle eminenze pensanti del nostro sciagurato presente.

La città sembra deserta

La citta sembra deserta. C’è già stato il lockdown? È già stato dichiarato l’attacco alieno? Ma sapete cosa mi fa più terrore? La bipolarità, la dissonanza evidente dell’Occidente, di questa moltitudine di scemi che un giorno è Charlie e difende il diritto di essere offensivi, dissacranti, provocatori, di fare ironia insopportabile su morti, disgrazie, segmenti di umanità penalizzati, sul sentimento religioso, su qualunque cosa, ma il giorno dopo si spaventa per l’uso di alcune parole, vede sessismo, esclusione, razzismo ovunque, punta l’indice contro la facile ironia social di gente semplice e rozza, ma soprattutto ha paura delle parole. L’altrui paura delle parole mi spaventa. Più del Covid e della Peste Bubbonica.

Costituzionalisti esperti Vs Ceppiconi

Avvincente il duello tra i Costituzionalisti Esperti e i Ceppiconi. Che mi provoca, senza nessuna analogia tra le categorie scomodate, lo stesso sgomento che provo davanti a quelli che criticano per ore i vestiti dei Vip in passerella o sui tappeti rossi e che io immagino, spesso so per certo, svaccati sul divano intunicati in un tutone unto di sugo pronto Star, intenti a biascicare in primavera inoltrata i moncherì avanzati di natale.

L’aperitivo finale

C’è più di un buon motivo per tuffarsi dentro un aperitivo finale senza futuro. Per il giovane edonista italiano basterebbe concentrarsi su un unico dato. Il fatto che la nostra emergenza è stata principalmente un’emergenza di scarsi mezzi e scarsa lungimiranza e che a metà emergenza non emergono segnali che testimonino che ci si voglia o possa dotare di mezzi suppletivi o strategie diversificate (eufemismo).

Ai vecchi e ai giovani non appartiene il futuro. Ai primi perché presto lasceranno il loro corpo terreno e ai secondi perché i soldi sono in mano ai primi e non c’è sicurezza che prima o poi transiteranno nelle loro tasche.

Dunque Aperitivo Finale.

Il passaggio dal vinile al cd

Tra i tanti fenomeni inspiegabili e perniciosi del nostro recente passato il passaggio dal vinile al cd all’inizio degli anni 90. Supportato dal moltiplicarsi delle voci, quasi mai autorevoli, sulla qualità del suono, sulla indistruttibilità del supporto, sulla comodità di stoccaggio, il passaggio avvenne senza che nessuno veramente protestasse. Tutti contenti di comprare un supporto indistruttibile con incisa sopra della musica di buona qualità e pagando almeno per un decennio dei prezzi spaventosi se rapportati al costo di realizzo dell’oggetto e dunque le case si sono riempite di questi oggetti di plastica scadente a cui nel tempo si sono incrinate le custodie, spezzati i fragili supporti della parte apribile, impolverata la superificie esterna che per non so quale motivo chimico diventa al contatto con la polvere appiccicosa come una pentola dove è stato cotto il sugo. Ma almeno il supporto sarebbe stato eterno.

Io ero dubbioso. L’odio per l’aspetto alimentava i dubbi sulla bontà delle ragioni dell’avvento del cd. E ho continuato a comprare le versioni limitate in vinile. Poi ho comprato anche qualche cd, ma pochi. Però ad alcuni sono affezionato.

Il supporto del resto è eterno. Almeno quello.

Stamani sono andato a prendere un cd dalla libreria per ascoltarlo mentre cucinavo. Una compilation del 93 di una collana chiamata Volume. Il n. 6. Uno di quelli a cui sono affezionato
A metà del primo brano comincia a impallarsi. Il disco è intatto, la superficie non ha graffi, ditate, olio di schiacciata spalmato sopra, non è stato maneggiato dai bambini. Ed io sono uno che tratta veramente bene i dischi e i cd.
Insomma è arrivato al famoso fine vita che alcuni già all’epoca prevedevano per questo supporto eterno.

Quello che io mi chiedo oggi come ieri è: quelli che sostenevano la campagna di propaganda fatta di grandi verità scientifiche senza base li pagavano? Gli mandavano a casa degli stock di cd gratuiti?
Ditemelo voi che sostenevate il cd, vi pagavano?
E adesso per fare i replicatori di slogan vi pagano?