Acquainted with the night | Robert Frost

ACQUAINTED WITH THE NIGHT – Robert Frost

 

I have been one acquainted with the night.
I have walked out in rain — and back in rain.
I have outwalked the furthest city light.

I have looked down the saddest city lane.
I have passed by the watchman on his beat
And dropped my eyes, unwilling to explain.

I have stood still and stopped the sound of feet
When far away an interrupted cry
Came over houses from another street,

But not to call me back or say good-bye;
And further still at an unearthly height,
One luminary clock against the sky

Proclaimed the time was neither wrong nor right.
I have been one acquainted with the night.

On Looking Up By Chance At The Constellations | Robert Frost

On Looking Up By Chance At The Constellations (Robert Frost)

You’ll wait a long, long time for anything much
To happen in heaven beyond the floats of cloud
And the Northern Lights that run like tingling nerves.
The sun and moon get crossed, but they never touch,
Nor strike out fire from each other nor crash out loud.
The planets seem to interfere in their curves
But nothing ever happens, no harm is done.
We may as well go patiently on with our life,
And look elsewhere than to stars and moon and sun
For the shocks and changes we need to keep us sane.
It is true the longest drouth will end in rain,
The longest peace in China will end in strife.
Still it wouldn’t reward the watcher to stay awake
In hopes of seeing the calm of heaven break
On his particular time and personal sight.
That calm seems certainly safe to last to-night.

 

 

Tutti Siamo Morti | un inedito da leggere e ascoltare

Nella mia plaquette in uscita per Ass Cult Press “Scritti per la Fine del Mondo” ci sarà anche questa poesia che al momento è ancora un inedito da leggere in anteprima e ascoltare nell’ep d’esordio de La Fine della Mondo.

Stasera (4 ottobre 2012) sarà possibile ascoltarla all’Osteria Il Papero di Balconevisi – San Miniato (PI), dove La Fine della Mondo suonerà dal vivo.

 

TUTTI SIAMO MORTI

Tutti siamo morti in certi giorni
che sembravano piste d’atterraggio
licenziando misteri già svelati
e salutando con l’ala braccio infortunata
il terrore ascendente sul volto
che osserva il carrello bloccato, il touch & go
fino ad esaurimento carburante
e lo schianto finale.
Siamo morti tutti, come negarlo,
in quelle ore che sono luoghi non mappati
di cui gli orologi non portano Il Segno.
Siamo morti tutti, come negarlo.
E come negare lo spietato dominio
dell’ambizione alla rovina,
come negare
di ciò che “non può essere detto”.
Ma è durato poco.
Siamo rinati tutti.
Come in un prodigio inspiegato
che i mai-morti con invidia
chiamano fortuna.

 

 

Simone Molinaroli – La Fine del Mondo
(www.lfdm.org)

Tutti i diritti riservati © 2012

si fabbrica la chiesa di san Michele arcangelo – Luigi Di Ruscio

si fabbrica la chiesa di san Michele arcangelo
quell’angelo tutto biondo e azzurrato SS del padreterno e protettore della celere
che arma la mano degli esorcisti che discaccia i diavoli rintanati nelle vulve infocate
(signore liberami dal male oppure moro affogato dalla puzza)
oggi sono venuti in visita il vescovo e il prefetto accoppiati in maniera giudiziosa
baciare l’anello sacro non sputarci sopra perdio
sotto un sole d’arsura sogno la rivoluzione festa delle classi oppresse
o come scatenamento della follia criminale
il capocantiere controlla e cronometra tutti i miei istanti
il sabotaggio è l’unica salvezza non farti spaccare bisogna durare lungamente
è la furia muraria di mio padre che tiene tutto in piedi
a volte non penso ai mattoni che carico e alla terra che scavo
guardo le colline e penso a quella che mi ama
e di domenica andiamo a vedere il mare
meditiamo di mettere su casa e perpetuare in eterno la specie proletaria
la libidine che ci farebbe scopare qualsiasi stronza
come si costruisce una qualsiasi chiesa
e mi veniva incontro sorridente e stellata
per una nuova esplosione di sessi gloriosi

 

(versione inclusa nel volume “Firmum 1953 – 1999” edito da peQuod)

 

 

 

 

Luigi Di Ruscio è nato a Fermo (AP) il 27 gennaio 1930, emigrato in Norvegia nel 1957 dove ha lavorato per anni quaranta in una fabbrica metallurgica, sposato con Mary Sandberg con cui ha avuto figli quattro.
È morto ad Oslo il 23 febbraio 2011.