Mi ricordo che alla fine degli anni 70 nei bar si giocava a un videogame chiamato Defender. Ci giocavo anch’io. Nella sua semplicità il gioco prevedeva un dispositivo stocastico (l’iperspazio) per le situazioni di estrema difficoltà (le porte coi sassi si direbbe a Pistoia). Si poteva premere un pulsante e riapparire in un punto qualunque dello schermo. Ecco. Le milizie dell’isis hanno premuto quel tasto e casualmente, dalla famosa collina siriana, si sono trovati a “sud di Roma”. Così nell’immaginario collettivo indotto dall’incessante narrazione di uno scenario di violenza diffusa e incontrollabile.
Allo stesso modo, nello stesso immaginario, i nuovi occupanti dei palazzi del potere sembrano esservi arrivati premendo quel pulsante, proiettativi a loro insaputa, senza programmazione, da gente sprovveduta senza piani sul breve/medio periodo.
E nel medesimo immaginario l’elettore ha la colpa d’essere livido, rancoroso, ignorante, testardamente incompetente.
Nel medesimo immaginario la rovina di tutto è da imputare al Suffragio Universale.
Nel medesimo immaginario è bastevole frequentare un festival culturale per autoconsiderarsi, per osmosi, élite culturale.
Il dispositivo stocastico è una cosa divertente da bambini.