Scritti per “La Fine del Mondo”

I miei testi per l’Ep  “Siamo Nati Lontano”  de “La Fine del Mondo”, la cui uscita è prevista il 21 marzo.

Su www.lfdm.org ci sono i link per saperne, leggerne, ascoltarne di più.

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FORSE UN GIORNO / FISSAMMO L’ORIZZONTE

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Un giorno finiremo per non esserci mai conosciuti
e depistare il pensiero che ci ricorda alleati
nell’impresa temibile che chiamano amore.
Ci aiuteranno quei solchi scavati dai giorni
sulla gioventù che adoravamo
sullo splendore violento della nostra eversione.
Le ombre ci persuaderanno a chiederci
in quale giorno c’eravamo trovati,
in quale giorno abbandonati,
se mai una musica, quale.
E i fonogrammi da un tempo insidioso
nulla spiegheranno,
come le strette di mano e i saluti compilati
con entusiasmo commercialista.
Un giorno forse, riusciremo a non esser stati mai
abbagliati, nudi, stupiti,
storditi da un presente imprecisato
che non cercava ragioni.
Un giorno forse, come i sassi
non sapremo più le parole
ed estranea per noi sarà la verità.
Quel giorno forse, riusciremo a non essere stati mai.

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Fissammo l’orizzonte
fingendo una sorpresa adolescente.
Mano nella mano ci parlammo
lingue complesse e un canto siderale.
Per sempre lontani dal timore
di una vita irrealizzata,
le fatiche, le vanità, la presunzione,
tutta la materia del Mondano,
risultarono evidenza innocua
per chi senza sbagliare
la bellezza, con la promessa di una vita migliore
risoluto aspettava l’estinzione.

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ILLUMINAZIONE Nr.1

Se sei bravo
se sei bravo
e impedisci ai tuoi neuroni
la trasmissione delle sordide cazzate
che dichiararono guerra alla quiete
che adesso potrebbe illuminarti.
Se sei bravo
se sei bravo
e cancelli dal tuo corpo le ossessioni
in fondo alla bottiglia di vodka
potrai vedere il silenzio che ti ha preceduto
e indovinare il vuoto che ti seguirà.

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SIAMO NATI LONTANO

Noi siamo nati dove nessuno
ha cercato la parola
o il suo rimbalzo di gomma
dove nessuno è caduto.
Siamo nati intatti
circondati da neve senza impronte
nell’attimo in cui
dio decise di farsi sordo o inesistente.
Noi siamo la sterminata immensa verità
che si nasconde
la verità che si rivela
la verità ancorata all’attesa.
Il fischio d’inizio e di chiusura
l’organo interno e il braccio fulmineo
il diluvio salvifico sui morenti
il pretesto il crimine
la mano che stringe la mosca
l’organo interno.
Noi siamo la dolorosa assunzione della verità
la mano che muove l’arma
il fendente la ferita la sutura
noi siamo adesso
solo quello che siamo
l’amore ch’è stato
la vita che abbiamo.

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TUTTI SIAMO MORTI

Tutti siamo morti in certi giorni
che sembravano piste d’atterraggio
licenziando misteri già svelati
e salutando con l’ala braccio infortunata
il terrore ascendente sul volto
che osserva il carrello bloccato, il touch & go
fino ad esaurimento carburante
e lo schianto finale.
Siamo morti tutti, come negarlo,
in quelle ore che sono luoghi non mappati
di cui gli orologi non portano Il Segno.
Siamo morti tutti, come negarlo.
E come negare lo spietato dominio
dell’ambizione alla rovina,
come negare
di ciò che “non può essere detto”.
Ma è durato poco.
Siamo rinati tutti.
Come in un prodigio inspiegato
che i mai-morti con invidia
chiamano fortuna.

Simone Molinaroli – La Fine del Mondo
(www.lfdm.org)

Tutti i diritti riservati © 2012

Pier Paolo Pasolini – “Il Caos” su «Tempo», 17 maggio 1969

Rilancio un post di un amico su Fb per contribuire alla comprensione generale di ciò che ognuno crede di comprendere e di comunicare. Non alla comprensione degli eventi, in questo caso la provocazione di Marco Bruno da Giaveno al Rappresentante delle Forze dell’Ordine. Comprensione della propria posizione in relazione agli eventi.

Che Pasolini, citato quasi sempre a sproposito, parli di Pasolini.

Pasolini, “Il Caos” su «Tempo», 17 maggio 1969

“[…] Proprio un anno fa ho scritto una poesia sugli studenti, che la massa degli studenti, innocentemente, ha “ricevuto” come si riceve un prodotto di massa: cioè alienandolo dalla sua natura, attraverso la più elementare semplificazione. Infatti quei miei versi, che avevo scritto per una rivista “per pochi”, “Nuovi Argomenti”, erano stati proditoriamente pubblicati da un rotocalco, “L’Espresso” (io avevo dato il mio consenso solo per qualche estratto): il titolo dato dal rotocalco non era il mio, ma era uno slogan inventato dal rotocalco stesso, slogan (“Vi odio, cari studenti”) che si è impresso nella testa vuota della massa consumatrice come se fosse cosa mia. Potrei analizzare a uno a uno quei versi nella loro oggettiva trasformazione da ciò che erano (per “Nuovi Argomenti”) a ciò che sono divenuti attraverso un medium di massa (“L’Espresso”). Mi limiterò a una nota per quel che riguarda il passo sui poliziotti. Nella mia poesia dicevo, in due versi, di simpatizzare per i poliziotti, figli di poveri, piuttosto che per i signorini della facoltà di architettura di Roma […]; nessuno dei consumatori si è accorto che questa non era che una boutade, una piccola furberia oratoria paradossale, per richiamare l’attenzione del lettore, e dirigerla su ciò che veniva dopo, in una dozzina di versi, dove i poliziotti erano visti come oggetti di un odio razziale a rovescia, in quanto il potere oltre che additare all’odio razziale i poveri – gli spossessati del mondo – ha la possibilità anche di fare di questi poveri deglì strumenti, creando verso di loro un’altra specie di odio razziale; le caserme dei poliziotti vi erano dunque viste come “ghetti” particolari, in cui Ia “qualità di vita” è ingiusta, più gravemente ingiusta ancora che nelle università”.

…la realtà ebbe sempre in sorte gli amanti migliori… – F.W.N.

Questo è il mio regalo di natale.

In questi giorni di burle e manovre, furti e governi tecnici di salvezza nazionale, io vi regalo questa frase del vecchio Federico. Dato che ho il sospetto che in molti si stanno bevendo la Grande Cazzata come una medicina edulcorata, molti tra non molto si sentiranno burlati e cominceranno ad abbracciare le “più odiose delle realtà” come la Reazione, il Nazionalismo, il Ribellismo da seggiola Stokke, il glocalismo, le dispute filosofiche dell’ora dell’aperitivo e tutte le altre amenità da Medioevo 2.0. Allora potranno ripensare alla frase del Federico e potranno sentirsi gli amanti migliori della realtà.

Ecco, proprio mentre sentirete forte il dolore della burla (o dell’inculata a seconda dei gusti), potrete sentirvi come degli Amanti Migliori. E non quello che veramente siete. Dei giganteschi coglioni.

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Colui che finalmente si accorge quanto e quanto a lungo fu preso in giro, abbraccia per dispetto anche la più odiosa delle realtà; cosicché, considerando il corso del mondo nel suo complesso, la realtà ebbe sempre in sorte gli amanti migliori, poiché i migliori furono sempre e più a lungo burlati.

(da Il Viandante e la sua ombra di Friedrich Wilhelm Nietzsche)

Una giornata come le altre (+ le dichiarazioni dei Capi Gruppo)

È mentre sento il Sugo di Peperoni emettere il classico suono di Sugo di Peperoni che penso alla giornata politica appena trascorsa. Risento il suono delle dichiarazioni ascoltate ieri durante la diretta radiofonica dalla Camera dei Deputati. Le riascolto a memoria (mi aiuto un po’ con il web, lo ammetto). Pierferdinando parla da grande Democristiano, incita alla coesione e poi si lascia un po’ andare a dice che “destra, sinistra e centro non sono più rappresentativi di nulla”. Reguzzoni, con cui a tratti e con imbarazzo mi trovo d’accordo, minaccia la guerra civile (ma non è su questo che mi trova d’accordo), Bersani il Simpatico dichiara di sostenere il governo dalle proprie posizioni, ma senza discussioni, senza paletti. Per sottolineare che il sostegno del PD ha un’identità precisa chiede umilmente che il governo tenga di conto delle sue posizioni (del PD). E finisce, il Bersani, con un delirio Nazionalista/Surreale che può trovare spiegazione solo nell’abuso di Alcool. Alfano, Alfano niente. Il Presidente è un marpione. Ci garantisce che metterà in atto misure severe. Ma al contempo ci ricorda che la situazione peggiorerebbe se non fosse messo in condizione di attuarle. Per rassicurarci sull’esistenza dei Poteri Forti e sulla divisione tra Potere Reale e Potere Formale, rivolge un pensiero a quelli che hanno, da sempre, contribuito meno. E come per chiedergli il permesso (in questo ricorda un po’ Bersani), costernato, gli dice che dovranno contribuire un po’ anche loro. Ai lavoratori manda invece a dire che i diritti sono privilegi facendo la sua parte nell’opera di tracciatura di un solco profondo tra le generazioni. Facendo la sua parte di lavoro sporco nel tentativo di persuadere i precari e i più giovani che la responsabilità della loro condizione è solo ed esclusivamente di chi ha dei diritti. È un marpione. Uno che io non vorrei come amico.
Il Sugo di Peperoni borboglia a ritmo costante. L’aroma è convincente. Non tutto è perduto.
Vi consiglio di prepararvi. Al peggio, al meglio, a qualunque cosa.
Il Kynikós vi direbbe di essere pronti a tutto. Perché solo essere pronti a tutto rende l’Intelligenza invulnerabile.

Io mi metto il vestito buono.

Sabato gli scontri di piazza e domenica la Repressione

Il sabato gli scontri di piazza e domenica la Repressione. Sembra il titolo di un film di Martin Scorsese ed è invece l’ennesima replica di uno spettacolo ormai vetusto, chiamato “Fenomenologia del Potere in una nazione chiamata Italia”.
Dopo un fine settimana passato ad ascoltare le dichiarazioni miopi di chi si esalta davanti allo scontro come davanti al videogioco, il lunedì mattina mi sveglio e sotto casa ho un manifesto 6X3 metri. C’è scritto: Vuoi difendere la tua libertà? Iscriviti al Partito X. Non è necessario menzionare il partito in questione. Non vorrei sembrare fazioso. Durante il tragitto per tornare dal lavoro, ascolto la radio e lo speaker annuncia la richiesta ufficiale da parte di un ministro, di poteri speciali per le forze dell’ordine, una nuova legge Reale, la sospensione delle normali procedure democratiche.
C’è chi crede di innalzare il livello di scontro, ma soprattutto c’è chi crede che le violenze televisive siano un innalzamento del livello di scontro. Un Onesto Rivoluzionario sa che non è sfondando i bancomat che si fa la Rivoluzione. Un Onesto Rivoluzionario sa che la Rivoluzione si fa svuotando le banche. Smettendo di portarci dentro il denaro guadagnato in giorni di duro (o meno duro, non è importante) lavoro. Nascondendo gli spiccioli. Smettendo di spendere. Facendo fallire definitivamente il Sistema.
L’innalzamento è solo nel livello di legittimazione dell’apparato repressivo. Si rischia solo di far aumentare la voglia dei partiti di sinistra (sinistra?) di fare da appoggio di fortuna, e più di quanto già non facciano, ai criminali, ai reazionari, ai plutocrati.