L’assassino scivola e perde la pistola

L’impasse attuale della vita politica italiana mi ricorda, con tutto il corredo di suoni e annessi di tipo emotivo, la scena principale di un film thriller, non di uno in particolare ma di un film thriller archetipico che nella storia umana viene proiettato a ciclo continuo, quella in cui l’Assassino rincorre la vittima designata nell’oscurità, armato di Pistola. Ma non la scena iniziale in cui un comprimario, un personaggio ininfluente che, senza essere adeguatamente sviluppato, viene ucciso per introdurre nella narrazione e nella mente dello spettatore la figura dell’Assassino armato di Pistola (è un’allegoria – lo preciso subito per le persone troppo inclini alle interpretazioni letterali). Non quella iniziale che ci consente di tracciare un quadro della situazione complessiva e introduce tutti gli elementi simbolici. No. È la scena finale. Il protagonista fugge, la situazione è disperata ed è debole e confuso. La determinazione dell’Antagonista è nota e il Protagonista non è un eroe, non è armato e non ha un chiaro piano di fuga. Fugge solamente e attende il Deus ex Machina.

E siccome è il protagonista il Deus ex Machina si manifesta. L’assassino cade e perde la pistola. Il protagonista si trova nella condizione di potersi salvare e non è per i suoi buoni sentimenti o per ricompensa di un  suo presunto merito in una scala di riconoscimento del valore. È solo per caso che questa possibilità si offre.

Il protagonista cosa fa?

Ecco, al sistema politico italiano è adesso offerta quella possibilità che è offerta al protagonista del film. Non gli è offerta evidentemente per meriti personali pregressi (come poter pensare questa cosa?), ma solo per caso. Lo stesso caso che manovra l’evoluzione e il resto degli eventi umani.

Uno scenario stocastico.

Siamo al punto in cui, anche se il raggiungimento di questo punto fosse stato in gran parte determinato dalla progettazione di qualche oscuro regista, l’assassino cade, perde la pistola e il protagonista immeritevole ha la possibilità di curvare la sceneggiatura.

Ce la farà il nostro protagonista?

 

 

 

da “Le città della notte rossa” di William Burroughs

(…)
L’occasione era là. L’occasione è stata mancata. I principi delle rivoluzioni francese e americana divennero tortuose menzogne nelle bocche dei politicanti. Le rivoluzioni liberali del 1848 crearono le cosiddette repubbliche dell’America centrale e meridionale, con una cupa storia di dittatura, oppressione, corruzione e burocrazia, chiudendo così questo vasto, spopolato continente ad ogni possibilità di comuni secondo le linee tracciate dal Capitano Mission. Ad ogni modo il Sud America sarà ben presto intersecato da autostrade e motel. In Inghilterra, Europa Occidentale e America, il sovraffollamento reso possibile dalla Rivoluzione Industriale lascia scarso spazio per le comuni, che sono regolarmente soggette alle leggi statali e federali e frequentemente angariate dagli abitanti del posto. Non c’è semplicemente spazio per la “libertà dalla tirannia del governo” dal momento che gli abitanti delle città ne dipendono per cibo, energia, acqua, trasporti, protezione e assistenza. Il vostro diritto a vivere dove volete, con compagni di vostra scelta, sotto leggi che approvate, morì nel diciottesimo secolo con il Capitano Mission. Solo un miracolo o una catastrofe potrebbero restituirlo.

 

Argomentazioni Inutili

Stimolato dai vivaci scambi d’opinione sulle prossime elezioni politiche, scambi a cui è possibile partecipare sui social networks, nei bar, al lavoro, sull’autobus, anche senza volontà alcuna di partecipare, e dall’incapacità ormai assodata della maggior parte degli umani di scambiarsi le suddette senza tradire la convinzione di essere portatore di verità influentissime, partecipi di un progetto culturalmente egemonico, mi è venuta voglia di ricordare a tutti che il sarcasmo, gli psicologismi, i riferimenti alle vicissitudini personali non sono considerate argomentazioni valide da nessuna persona dotata d’intelligenza, e realmente interessata a una discussione volta non solo a un mero confronto quantitativo, ma solo artifizi retorici adeguati alle dispute televisive tra raccoglitori di consenso teleguidato e sottolineato dall’applauso preregistrato.