Gli eroismi gratuiti

Non c’è niente che rinnovi e migliori il disamore per il lavoro quanto i racconti dei vari eroismi gratuiti di chi ha lavorato con la gamba rotta, con la vista accecata dalla tormenta, immobilizzato e circondato dagli antropofagi, con la febbre a 43° e soprattutto sempre circondato da gente che non lavorava.

Costituzionalisti esperti Vs Ceppiconi

Avvincente il duello tra i Costituzionalisti Esperti e i Ceppiconi. Che mi provoca, senza nessuna analogia tra le categorie scomodate, lo stesso sgomento che provo davanti a quelli che criticano per ore i vestiti dei Vip in passerella o sui tappeti rossi e che io immagino, spesso so per certo, svaccati sul divano intunicati in un tutone unto di sugo pronto Star, intenti a biascicare in primavera inoltrata i moncherì avanzati di natale.

L’aperitivo finale

C’è più di un buon motivo per tuffarsi dentro un aperitivo finale senza futuro. Per il giovane edonista italiano basterebbe concentrarsi su un unico dato. Il fatto che la nostra emergenza è stata principalmente un’emergenza di scarsi mezzi e scarsa lungimiranza e che a metà emergenza non emergono segnali che testimonino che ci si voglia o possa dotare di mezzi suppletivi o strategie diversificate (eufemismo).

Ai vecchi e ai giovani non appartiene il futuro. Ai primi perché presto lasceranno il loro corpo terreno e ai secondi perché i soldi sono in mano ai primi e non c’è sicurezza che prima o poi transiteranno nelle loro tasche.

Dunque Aperitivo Finale.

Come nel film di John Carpenter

In autostrada visibilità quasi nulla per via della tempesta e pozze d’acqua che verrebbe voglia di fare pit-stop per il cambio gomme. Mi sorpassa una Smart a una velocità che, tenendo presente la mia e la velocità con cui scompare nel nulla, potrei quantificare in 150km orari. Dietro mi segue a distanza ravvicinata una berlina senza fari che mi fa venire in mente un film di John Carpenter.

In macchina una canzone degli Housemartins a volume alto mi ricorda la gioventù, che rottura di cazzo il turno di notte.

Il passaggio dal vinile al cd

Tra i tanti fenomeni inspiegabili e perniciosi del nostro recente passato il passaggio dal vinile al cd all’inizio degli anni 90. Supportato dal moltiplicarsi delle voci, quasi mai autorevoli, sulla qualità del suono, sulla indistruttibilità del supporto, sulla comodità di stoccaggio, il passaggio avvenne senza che nessuno veramente protestasse. Tutti contenti di comprare un supporto indistruttibile con incisa sopra della musica di buona qualità e pagando almeno per un decennio dei prezzi spaventosi se rapportati al costo di realizzo dell’oggetto e dunque le case si sono riempite di questi oggetti di plastica scadente a cui nel tempo si sono incrinate le custodie, spezzati i fragili supporti della parte apribile, impolverata la superificie esterna che per non so quale motivo chimico diventa al contatto con la polvere appiccicosa come una pentola dove è stato cotto il sugo. Ma almeno il supporto sarebbe stato eterno.

Io ero dubbioso. L’odio per l’aspetto alimentava i dubbi sulla bontà delle ragioni dell’avvento del cd. E ho continuato a comprare le versioni limitate in vinile. Poi ho comprato anche qualche cd, ma pochi. Però ad alcuni sono affezionato.

Il supporto del resto è eterno. Almeno quello.

Stamani sono andato a prendere un cd dalla libreria per ascoltarlo mentre cucinavo. Una compilation del 93 di una collana chiamata Volume. Il n. 6. Uno di quelli a cui sono affezionato
A metà del primo brano comincia a impallarsi. Il disco è intatto, la superficie non ha graffi, ditate, olio di schiacciata spalmato sopra, non è stato maneggiato dai bambini. Ed io sono uno che tratta veramente bene i dischi e i cd.
Insomma è arrivato al famoso fine vita che alcuni già all’epoca prevedevano per questo supporto eterno.

Quello che io mi chiedo oggi come ieri è: quelli che sostenevano la campagna di propaganda fatta di grandi verità scientifiche senza base li pagavano? Gli mandavano a casa degli stock di cd gratuiti?
Ditemelo voi che sostenevate il cd, vi pagavano?
E adesso per fare i replicatori di slogan vi pagano?