Un Pensiero di Giacomo Leopardi che mi permetto di dedicare agli invidiosi, agli smettitori, ai rinuncianti, ai disillusi di professione, a quelli che ti vorrebbero raccontare la tua vita, ai critici acidi, agli sterili, ai teorici del – niente più ha valore, niente più può essere fatto, niente più si può dire, suonare… -.
Lo dedico anche e soprattutto a chi ritiene l’ambizione un peccato mortale. Propriamente a tutti quei critici che per svalutare un’opera la definiscono ambiziosa, smascherando principalmente la propria vocazione al canonico, alla medietà epigonica.
A quanto ci dice il Leopardi, sento di aggiungere solo questo: Ammazzatevi!
da “PENSIERI” di Giacomo Leopardi
XXIV
O io m’inganno, o rara è nel nostro secolo quella persona lodata generalmente, le cui lodi non sieno cominciate dalla sua propria bocca. Tanto è l’egoismo, e tanta l’invidia e l’odio che gli uomini portano gli uni agli altri, che volendo acquistar nome, non basta far cose lodevoli, ma bisogna lodarle, o trovare, che torna lo stesso, alcuno che in tua vece le predichi e le magnifichi di continuo, intonandole con gran voce negli orecchi del pubblico, per costringere le persone sì mediante l’esempio, e sì coll’ardire e colla perseveranza, a ripetere parte di quelle lodi. Spontaneamente non isperare che facciano motto, per grandezza di valore che tu dimostri, per bellezza d’opere che tu facci. Mirano e tacciono eternamente; e, potendo, impediscono che altri non vegga. Chi vuole innalzarsi, quantunque per virtù vera, dia bando alla modestia.