il disco che tornò da Berlino…

bob dylan | blood on the tracks

Nell’agosto 2011, questo disco è tornato da Berlino. Ovviamente non è tornato da solo col treno. L’ha accompagnato a casa mia Caterina Tritto in occasione del mio 41esimo compleanno.

Sta sul giradischi da quel giorno e a intervalli irregolari suona. Combatte la crisi, i venerdì neri, l’ansia, le preoccupazioni inutili.

Riflessioni sul Venerdì Nero | nr.1

Il Venerdi è Nero. Le agenzie di rating declassano un po’ tutto, non si sa dove investire tutti quei milioni immaginarii che ci avanzano dagli stipendi. Il venerdì è nero e i giocatori di calcio, non si capisce in base a quale delirante principio, decidono che non vogliono pagare l’aliquota supplettiva che il governo ha deciso di far pagare ai cittadini più abbienti. E minacciano di scioperare. E le pecore s’indignano mentre stipulano il contratto di Sky. Le pecore dovrebbero lasciare anche a loro(i calciatori) il diritto di scioperare. Essi (i calciatori) forse ignorano a quanto potrebbe ammontare la decurtazione per una giornata di sciopero in una busta paga milionaria. O forse credono di poter scioperare gratis?
Il Venerdì è Nero e pieno di tecnocrati, giornalisti, politici, economisti che usano termini che non hanno significato, ma solo un ruolo in una ricostruzione arbitraria della realtà.
Il Venerdì è veramente nero, quando vivi in una città dal respiro microscopico che, nelle ore diurne, diciamo fino alle 22,30, sembra un grande ristorante a cielo aperto. E ci puoi trovare una miriade di tavolini addossati l’uno all’altro, tutti fanno la corsa ad apparecchiare, ad ammassare le persone a mangiare in un metro quadro, anche i pizzicagnoli apparecchiano, in una corsa alla meno dove trovare un ristorante dove mangiare dignitosamente è quasi impossibile. Non voglio essere ingiusto. È quasi impossibile trovare un locale dove il prezzo è realmente commisurato al valore del servizio erogato. Questa gente si sovrastima e rende il venerdì più nero del nero.
Il Venerdì sarà pure Nero. Ma nessuna agenzia di rating potrà declassare il venticello fresco & inaspettato che ti riconcilia con l’Esistente alla fine di una corsa nell’afa al limite dello svenimento.

Propaganda del Disastro/Retorica della Crisi | Christopher Lasch | L’Io minimo

Un paio di argomentazioni interessanti di Christopher Lasch, datate 1984. Ancora buone.

[…]
Sostenuta dagli altri media – cinema, radio, televisione, quotidiani, riviste – questa propaganda del disastro ha un effetto cumulativo che è praticamente l’opposto di quello voluto. L’infiltrazione della retorica della crisi e della sopravvivenza nella vita di tutti i giorni impoverisce l’idea stessa di crisi e ci lascia indifferenti agli appelli che meriterebbero davvero la nostra attenzione. Niente ci trova tanto distratti quanto il racconto di un’ulteriore crisi. Quando le crisi si assommano l’una all’altra e non vengono risolte, perdiamo ogni interesse ad agire per cambiare le cose. Parlarne, inoltre, serve spesso soltanto a giustificare le affermazioni di chi le crisi le manovra per professione (che si occupi di politica, di guerra, di diplomazia o semplicemente della gestione dello “stress” emotivo).
[…]

da “L’Io Minimo – la mentalità della sopravvivenza in un’epoca di turbamenti”

di Christopher Lasch

Bando alla Modestia! – un pensiero di Leopardi preso in prestito

Un Pensiero di Giacomo Leopardi che mi permetto di dedicare agli invidiosi, agli smettitori, ai rinuncianti, ai disillusi di professione, a quelli che ti vorrebbero raccontare la tua vita, ai critici acidi, agli sterili, ai teorici del – niente più ha valore, niente più può essere fatto, niente più si può dire, suonare… -.
Lo dedico anche e soprattutto a chi ritiene l’ambizione un peccato mortale. Propriamente a tutti quei critici che per svalutare un’opera la definiscono ambiziosa, smascherando principalmente la propria vocazione al canonico, alla medietà epigonica.

A quanto ci dice il Leopardi, sento di aggiungere solo questo: Ammazzatevi!

da “PENSIERI” di Giacomo Leopardi

XXIV

O io m’inganno, o rara è nel nostro secolo quella persona lodata generalmente, le cui lodi non sieno cominciate dalla sua propria bocca. Tanto è l’egoismo, e tanta l’invidia e l’odio che gli uomini portano gli uni agli altri, che volendo acquistar nome, non basta far cose lodevoli, ma bisogna lodarle, o trovare, che torna lo stesso, alcuno che in tua vece le predichi e le magnifichi di continuo, intonandole con gran voce negli orecchi del pubblico, per costringere le persone sì mediante l’esempio, e sì coll’ardire e colla perseveranza, a ripetere parte di quelle lodi. Spontaneamente non isperare che facciano motto, per grandezza di valore che tu dimostri, per bellezza d’opere che tu facci. Mirano e tacciono eternamente; e, potendo, impediscono che altri non vegga. Chi vuole innalzarsi, quantunque per virtù vera, dia bando alla modestia.