Minchiatella Poetica di Compleanno

Mercoledì 7 era il mio compleanno e mi sono permesso di scrivere questa “minchiatella” poetica d’occasione per ringraziare tutti gli amici che hanno speso un po’ del loro tempo per farmi gli auguri.

La ripropongo qui perché non si perda nell’insostanziale realtà di facebook.

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Son preziosi quegli amici
che pel giorno tuo natale
di lor tempo parte usa
per recare boni auspici.

Graditi quando è gioia e festa
e quando invece il giorno è magro,
quando la Fortuna marcia
e quando rota sua s’arresta.

Come l’Uom de la Commedia
son nel mezzo del cammino
ma non temo tempo e sorte
ché a un sol mal non si rimedia.

Cari Amici adesso è l’ora
e come se dimàn non fosse
alzo il vetro, rido e canto
pe’ salve vostra e bene ancora.

7 agosto 2013

Scrittori & Scriventi – parte seconda

segue da: Scrittori & Scriventi – parte prima

Nel gruppo umano composto da scrittori, operatori del settore, aspiranti, ambiziosi e affini, grande abbastanza da far pensare a una pluralità di vedute e d’intento, a un sano, animoso, vigoroso dibattito, c’è invece una sostanziale unanimità nel ritenere numericamente esagerato il gruppo di persone che si definiscono scrittori. Che vorrebbero essere considerati tali, che vorrebbero campare di scrittura, proprio adesso che la produzione inconsapevole d’informazione, testi, flusso informazionale è uno dei capisaldi della nuova economia del tempo liberato. Che cercano di apparire come qualcuno che di lettere campa, ignorando completamente e colpevolmente ciò che significa il campare di lettere.
Insomma, il mondo è pieno di gente che scrive. Pieno di gente che scrive che è pieno di gente che scrive. Senza nessuno che dia il buon esempio e decida una volta per tutte di smettere. Di smettere principalmente di praticare forme deliranti di autorappresentazione e, magari in seguito, dare il buon esempio.

 

Olivetti Lettera 82 in Casa Molinaroli
La mia Olivetti Lettera 82

Nella foto, una mia Olivetti fotografata da me medesimo. Nessun problema di copyright

l’obbligo di essere liberi | una poesia da “Il Crollo degli Addendi”

Previsioni irrealizzabili inquinano
l’acqua che beviamo
l’obbligo di essere liberi
di avere  opinioni divergenti
ci rende estranei alla verità.

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Simone Molinaroli
Tutti i diritti riservati © 2013

da “Il Crollo degli Addendi” | Simone Molinaroli | Ass Cult Press/Dizlexiqa | 2006

Simone Molinaroli – Il Crollo degli Addendi (2006, Ass Cult Press/Dizlexiqa)

Un giardino in riva al mare

Una volta arrivati a Punta Ala c’è da chiedersi principalmente perché ci si è andati. C’è da chiedersi perché sulla via Aurelia, all’altezza del bivio per Tirli e Punta Ala, si sia scelto quest’ultima destinazione invece del sopravvalutato e pittoresco borgo di minatori toscani. Dove sarebbe stato possibile bere una birretta seduti al tavolo di un bar ordinario a un prezzo ordinario (cosa che è successa dopo). Punta Ala è un Santuario della religione abbandonata dell’ottimismo seguito all’italico boom, un monumento a un brioso presente-aperitivo a ciclo continuo di una cena-futuro ancora più briosa e sempre di là da venire e che comincia a palesarsi perlomeno improbabile. Un paese fantasma ben tenuto, a distanza di sicurezza dal reale e dalle sue contraddizioni. Ma lasciamo perdere queste considerazioni sicuramente pregiudiziali e legate al gusto personale e parliamo del pratino di Punta Ala.
Il pratino che accoglie il pellegrino, il viandante, il semplice visitatore compresso tra il fronte di cemento e il mare, si presenta col cartello, quello che si può vedere nella foto. E il cartello detta le regole e ci dà un’informazione fondamentale per capire la natura del luogo dove siamo arrivati. Un giardino dove non ci si può sdraiare, non si può giocare, non si può portare il cane a cacare. L’unica cosa consentita è portare una paletta per rimuovere un’ipotetica merda di cane che però è vietato far cacare nel giardino. L’unica cosa consentita è diligentemente pulire lo sporco che qualcun altro ha incivilmente abbandonato in riva al mare. Le informazioni sono confuse. Ma anche questa analisi può essere considerata un prodotto delle proprie convinzioni. Ciò che è invece chiaro, aldilà di ogni proiezione personale, è che non è un’ordinanza comunale a proibire le normali attività di un giardino pubblico. Bensì una s.p.a.
Perché il luogo è gestito da una holding privata e questo ci racconta molto del mondo a venire, quello degli ultra high net worth individuals e dei loro ghetti fortificati e del resto del mondo abbandonato ad una deregulation falsamente propagandata come naturale, delle enclosures diffuse, della privatizzazione di tutto ciò che si può ritenere legittimamente un patrimonio comune (c’è del resto chi ritiene che la proprietà privata e il mercato siano una cosa naturale e utilizza pericolosamente il termine naturale e i suoi derivati ideologici) e in cui ogni cosa potrà essere considerata merce. Anche l’aria che respiriamo.

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Attaccare l’Asino – Postfazione a “La Felicità Terribile & Zucchero Spinato” di Andrea Betti

Il linguaggio è uno dei famigerati Asini del padrone. Lo si potrebbe pensare l’Asino più importante. Si suole dire che, per una vita tranquilla, esente da disturbi e agevolata dalla contiguità con una presupposta medietà dominante, è bene legare l’Asino dove vuole il padrone. Andrea Betti quell’Asino, non solo non l’ha legato, ma l’ha condotto a un abbeveratoio segreto sincerandosi che l’Asino bevesse. Che bevesse molto e non avesse a patire la sete nel lungo viaggio che l’aspettava. Hanno fatto un lungo giro e con molti anni di anticipo sul risveglio tardivo di molti, in anticipo anche sulla veglia dei pochi, insieme hanno preconizzato e profetizzato molto. Lontani dai luoghi della tecnolingua liberaldemocratica e dai suoi significati di cartone, Andrea e l’Asino sono andati al limite dell’irricevibile, del volutamente ignorato, del non più esprimibile. Decrescita felice e/o obbligata, diritti delle altre Specie e dell’ambiente, crisi economica, stato d’animo della crisi e conseguente retorica della crisi finalizzata all’accettazione passiva di ogni misura atta a disinnescarla. La catastrofe ambientale imminente, la crisi energetica, la deriva culturale, l’ignominia elevata a norma di comportamento pubblico e privato, le difficoltà delle democrazie come noi le conoscemmo o pensammo di conoscerle e il loro ripensarsi all’infinito fino all’impotenza operativa. Quel “nazismo di adesso” evocato in “Poesia Borghese” che possiamo tranquillamente censire in molte delle manifestazioni del contemporaneo. Un libro, quello di Andrea, che non trova conferma della sua bontà nell’avverarsi della sua parte profetica. Un libro che era convincente tredici anni fa ed è convincente adesso. Forte del coraggio di una scelta linguistica che scardina la resistenza della realtà “a bassa risoluzione” e della sua terribile e irresisitibile verve comica, che è propriamente ciò che lo rende altro da un edificante e profetico libro per ammaestrare folle già ampiamente ammaestrate a una terribile Felicità senza riso alcuno. È per me un grande onore e motivo di Felicità aver curato questa ristampa. Buona Lettura (se leggerete la postfazione prima di tutto il resto).

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