Opera estemporanea di un collega anonimo che rompe la continuità macchinica del lavoro nello stabilimento e inserisce un elemento disorganico nel contesto simbolico circostante.
La Poesia Adesiva
Opera estemporanea di un collega anonimo che rompe la continuità macchinica del lavoro nello stabilimento e inserisce un elemento disorganico nel contesto simbolico circostante.
La Poesia Adesiva
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E’ il giorno di santo stefano
che, freddamente,
tra una spremuta di arance e un caffè,
suggerisce la risposta al sonno che unisce
i buoni propositi e le brutte prospettive.
– Essere vivi tra le macerie
della certezza e della sorte
è una gran cosa. –
Una mia poesia del 1998 uscita in origine nella raccolta “Neurovegetazione” (Ass Cult Press, 2001) e poi su “Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena” (Fara, 2009)
qui il link al sito dell’editore Fara.
Simone Molinaroli
Tutti i diritti riservati © 2012
Nel mio personale ed amatoriale percorso nelle scienze sociali mi sono imbattuto anche ne “L’Immaginazione Sociologica”. E dentro il libro di Charles Wright Mills ho trovato questo passo che sembra illustrare bene il frangente storico e politico che stiamo attraversando e in cui sembrano ormai irrevocabili la sospensione delle procedure democratiche, la deriva culturale, l’impossibilità di reali atti di partecipazione politica che non siano quelli standardizzati dell’assenso collettivo e della comparsata televisiva, il trionfo dell’ignominia, l’abbassamento della soglia della vergogna.
La sanzione della ragione sembra mancante anche a me.
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Oggi non è lecito sostenere che la soluzione ultima è che gli uomini siano governati con il loro consenso. Fra i mezzi del potere che oggi predominano vi è quelli di guidare e manipolare il consenso degli uomini. Il fatto che non conosciamo i limiti di tale mezzo, e che ci auguriamo che esso abbia dei limiti, non esclude che molto potere sia oggi felicemente esercitato senza la sanzione della ragione o della coscienza di chi obbedisce.
C. W. Mills
da L’Immaginazione Sociologica
Anche Simone Molinaroli vuole contribuire, parcheggiato per un minuto il transpallet, alla comprensione della Costituzione della Repubblica e della parola Lavoro, che è una parola e una pratica che molti non comprendono bene.
Lo vuole fare con le parole con cui uno dei più noti tra i padri costituenti convinse alcuni altri costituenti della necessità per la Repubblica di fondarsi sul lavoro.
Il proprio, non quello altrui.
“L’italia è una repubblica fondata sul lavoro. Dicendo che la repubblica è fondata sul lavoro, si esclude che possa fondarsi sul privilegio, sulla nobiltà ereditaria, sulla fatica altrui e si afferma invece che essa si fonda sul dovere, che è anche diritto ad un tempo per ogni uomo, di trovare nel suo sforzo libero la sua capacità di essere e di contribuire al bene della comunità nazionale.”
Amintore Fanfani
ACQUAINTED WITH THE NIGHT – Robert Frost
I have been one acquainted with the night.
I have walked out in rain — and back in rain.
I have outwalked the furthest city light.
I have looked down the saddest city lane.
I have passed by the watchman on his beat
And dropped my eyes, unwilling to explain.
I have stood still and stopped the sound of feet
When far away an interrupted cry
Came over houses from another street,
But not to call me back or say good-bye;
And further still at an unearthly height,
One luminary clock against the sky
Proclaimed the time was neither wrong nor right.
I have been one acquainted with the night.