si fabbrica la chiesa di san Michele arcangelo – Luigi Di Ruscio

si fabbrica la chiesa di san Michele arcangelo
quell’angelo tutto biondo e azzurrato SS del padreterno e protettore della celere
che arma la mano degli esorcisti che discaccia i diavoli rintanati nelle vulve infocate
(signore liberami dal male oppure moro affogato dalla puzza)
oggi sono venuti in visita il vescovo e il prefetto accoppiati in maniera giudiziosa
baciare l’anello sacro non sputarci sopra perdio
sotto un sole d’arsura sogno la rivoluzione festa delle classi oppresse
o come scatenamento della follia criminale
il capocantiere controlla e cronometra tutti i miei istanti
il sabotaggio è l’unica salvezza non farti spaccare bisogna durare lungamente
è la furia muraria di mio padre che tiene tutto in piedi
a volte non penso ai mattoni che carico e alla terra che scavo
guardo le colline e penso a quella che mi ama
e di domenica andiamo a vedere il mare
meditiamo di mettere su casa e perpetuare in eterno la specie proletaria
la libidine che ci farebbe scopare qualsiasi stronza
come si costruisce una qualsiasi chiesa
e mi veniva incontro sorridente e stellata
per una nuova esplosione di sessi gloriosi

 

(versione inclusa nel volume “Firmum 1953 – 1999” edito da peQuod)

 

 

 

 

Luigi Di Ruscio è nato a Fermo (AP) il 27 gennaio 1930, emigrato in Norvegia nel 1957 dove ha lavorato per anni quaranta in una fabbrica metallurgica, sposato con Mary Sandberg con cui ha avuto figli quattro.
È morto ad Oslo il 23 febbraio 2011.

Calcio sì, Calcio no.

Calcio sì, Calcio no.

Da ex appassionato ormai quasi completamente all’oscuro di ciò che accade nel mondo del football, da anni non riesco ad andare oltre il diciassettesimo minuto senza dormire, oggi ho visto Fiorentina – Catania. E ho scoperto che ci sono ancora dei buoni motivi, almeno due, per guardare 90 minuti di calcio senza addormentarsi al 17′.

1. L’assist a cucchiaio di Jovetic.
2. L’ordinaria amministrazione del signor Pizarro.

Ho avuto anche la conferma della bontà dei motivi che dal calcio mi hanno allontanato, sentendo nominare alcuni noti e scarsi vendipartita (non in Fiorentina – Catania) di cui non farò i nomi. Sinceramente non riesco a tollerare la spregiudicata, incomprensibile e visionaria strategia di chi ancora li fa giocare.
Per tutti gli amanti del Calcio Narrato che, come ogni altra cosa narrata, è meno sostanzioso, ma più esteso del Reale, un’immagine d’epoca ritraente il grande Lennart “Nacka” Skoglung. Che mio padre Romano raccontava come un campione impareggiabile nel gioco del calcio e nella sregolatezza.

Conflittualità Trascurate

Spesso chi sul lavoro si propone di lottare per i propri diritti legittimi (non sto ovviamente parlando delle grandi vertenze di cui si occupano i “Sindacati”), vuoi per senso di giustizia, vuoi per amor proprio, per non comuni capacità di determinazione, per una ben ponderata aspettativa di miglioramento sociale, per una propensione consapevole o meno all’eudemonismo, finisce con l’ottenere, in termini di “diritti”, ben più di quanto potesse aspettarsi. E si ritrova coi suoi diritti, suo malgrado con dei privilegi e circondato dall’invidia e dall’acredine di quelli che la forza di rischiare non l’hanno, in un ecosistema palesemente peggiorato, il cui portato di conflittualità  annulla ogni vantaggio personale.

Le condizioni minime dell’ottimismo (il mio, non quello di Monti)

Mario Monti non perde occasione per ricordare che è Presidente del Consiglio dei Ministri di un paese diverso da quello di cui è in realtà Premier.
Si dichiara ottimista.
Secondo me Mario non si guarda attorno. E vive realmente in un altro paese.

Vorrei dire un paio di cose a Mario.

Signor Mario Monti
apprendo dai mezzi di comunicazione che si è dichiarato ottimista. Mi dispiace dirle, mi dispiace perché mi piacerebbe intravedere realisticamente delle prospettive  per il futuro, che non potrei dire la stessa cosa. Il panorama che circonda me è abbastanza desolante e per quanto condivida, non ci crederà ma è vero, alcune delle sue analisi e delle sue provocazioni, ritengo che lei e i suoi collaboratori non stiate facendo né il giusto né il sufficiente per risolvere i problemi del paese.
Senza addentrarsi in complesse analisi socio-politiche, le elencherò alcune condizioni minime, legate a motivazioni personali, senza il rispetto delle quali non mi dichiarerò ottimista in merito alle prospettive della nostra Nazione.

Sarò ottimista quando la mia busta paga differirà sensibilmente da quella, in Lire, che prese mio padre nell’aprile 1993  e che conservo come una reliquia.

Quando la principale forza economica del paese non saranno più le mafie, la malavita, il malaffare, i parassiti, gli speculatori e i prestatori di denaro. Quando non saranno più questi gli interlocutori di chi cerca di agire nel mondo del lavoro e dell’intrapresa.

Quando sarà emanata una legge che dichiari illegale il definirsi Moderati.

Quando i Poeti smetteranno di autocatalogarsi in generazioni inesistenti per avere un posticino dove stare.

Mi rendo conto che in merito all’ultima  condizione lei non potrà molto, ma mi accontenterei di vedere dei progressi in relazione alle altre tre.

 
 

 

 

 

 

RAOUL VANEIGEM | Traité de savoir-vivre à l’usage des jeunes générations

In questo grande contenitore d’immondizie, tracker, bachi che scavano dentro il pc alla ricerca di dati sensibili e numeri di carte di credito da clonare, proliferazione incontrollata di notizie inattendibili, divulgazione su vasta scala di leggende metropolitane, in questo temibile contenitore che è il web c’è anche la versione integrale francese del “Traité de savoir-vivre à l’usage des jeunes générations” di Raoul Vaneigem.

L’indirizzo è questo: http://arikel.free.fr/aides/vaneigem/