Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena nel 2018

Arriva oggi per posta la nuova edizione di “Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena”. Un modo per fare i conti col passato e dedicarsi ai nuovi lavori, un ritorno all’antica pratica dell’autoproduzione.

Questa è la postfazione. Anch’essa autoprodotta.

Due parole sui Cani
a 20 anni dalla prima uscita
postfazione dell’Autore

Questo libro ripropone poesie precedentemente pubblicate in quattro raccolte distinte uscite tra il 1997 e il 2005. Ci sono inoltre alcune poesie più recenti che figuravano nella plaquette “Scritti per la Fine del Mondo” del 2013, le poesie di “Estate Indistruttibile” e alcuni componimenti giovanili rimasti per lungo tempo dentro una cartella in un cassetto e che per nessun motivo mai avrei pensato di poter consegnare al giudizio del pubblico, ma che adesso, in occasione di questo che può essere considerato come un consuntivo personale, affido volentieri al giudizio altrui. Credo di non essere stato un solo poeta. Credo di essere stato, in tempi distinti, più poeti nel corpo di un solo uomo. Credo d’esser stato anche più uomini. Sono stato, di volta in volta, il poeta che metteva in essere la lingua richiesta dall’uomo, dagli uomini. Ed è comunque stata una storia di una strenua ricerca di una lingua che si adattasse alle visioni, alle premonizioni, ai suoni e agli allarmi. Una lingua che, quando decisi di cominciare, non c’era e che se c’era io non incontrai.
Mi piace definirmi poeta disorganico. Sono in realtà un poeta autodidatta. Non con questo che mi manchi un’istruzione superiore come si conviene ad ogni persona nata dopo il boom economico. Sono autodidatta nel campo delle lettere. Non che quando decisi di cominciare, è stato tanti anni fa, agli inizi degli anni ottanta, ai primi anni di liceo, mancassero riferimenti e simboli più o meno autorevoli a cui raccomandarsi e a cui fare riferimento, ma semplicemente ho sempre preferito non avere da rendere conto a nessuno, non avere santo da ringraziare, momaggiare, retribuire con moneta reale o simbolica.
I miei libri sono stati in gran parte autopubblicati. Ovvero pubblicati da Ass Cult Press che non coincide esattamente con me essendo la risultante dell’impegno di più persone. Ma diciamo per comodità che sono stati autopubblicati. Pratico l’autopubblicazione, il DIY* della letteratura da molto prima che diventasse un fenomeno monetizzabile. Da molto prima che il consorzio preposto a gestire i codici isbn decidesse di rilasciare anche codici singoli per libri autopubblicati. Mi piace far così. Probabilmente perché io sono l’unico che realmente voleva vedere pubblicati i miei libri, probabilmente perché non ho mai avuto voglia di attenermi alle regole non scritte del mondo delle italiche lettere (d’altra parte non essendo scritte come pensare di farle accettare a tutti), probabilmente perché non andavo cercando le stesse cose animato dalla stessa ambigua, inutile e smisurata ambizione che animava e anima molti di quelli/e che condividono la stessa mia vocazione. Ho deciso dunque di continuare sulla strada intrapresa ed ecco questa mia antologia esaustiva autopubblicata con questo nuovo strumento del crowdfunding. Dentro ci sono sufficienti elementi per poter dare una valutazione del mio “far poesia” in senso prospettico e retrospettivo.

Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo libro, principalmente chi ha finanziato il progetto e chi mi ha aiutato nell’organizzare le date di presentazione.

*Do It Yourself – espressione anglosassone proveniente dall’ambiente
dell’hardcore punk che indica produzioni realizzate al di fuori dei circuiti
legati alle major.

La domenica nel bunker (inedito)

LA DOMENICA NEL BUNKER

La domenica da solo dentro il bunker
a contare le gocce di sudore.
Fuori una pandemia di ottoni,
è il delirio di un vecchio dittatore.

Bande musicali, ricorrenze e fanfare,
santo portato in trionfo e concorsi musicali.
Passeggio furioso d’ombre ed animali,
guerre vinte, guerre perse e guerre da inventare.

Contro la fiera crudeltà d’un tempo svanito
riesumare il ricordo malfermo
di eventi quasi mai avvenuti,
la nostalgia dell’avvenire tradito.

Domenica da solo dentro il bunker.
Contati tutti i fiumi di sudore
puoi dire di aver visto bene in faccia
una quotidiana ed economica versione dell’orrore.

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© 2017
Simone Molinaroli
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LA PUBBLICA OPINIONE (minchiatella)

Una minchiatella poetica che riassume la mia visione della pubblica opinione. Quella supposta e invocata ogni cinque minuti. Il dispositivo inesistente che ognuno, principalmente nella contesa politica e nello show business, cerca di intercettare e su cui ricalibra la propria offerta. Verso il basso, ché a nessuno venga in mente di sgarrare.

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LA PUBBLICA OPINIONE

La pubblica opinione è roba fatta con lo scarto.
Osceno mescolone di rutti e curegge,
Notizie riassunte che l’òmo media non legge,
Non fatica, non impegno, non un duro parto.

Eppure se ne parla senza freno
Come fosse la più degna delle cose
C’è dei pezzi bellissimi dentro
Avrebbe detto l’omino nella pubblicità
Quella coi cani negli anni ottanta…

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Primo dell’Anno | una poesia da “Neurovegetazione”

“Primo dell’Anno” è una poesia che scrissi alla fine degli 90. Credo fosse il 98. Di ritorno dalla discoteca dove prestavo servizio, dopo una colazione in un famoso bar/pasticceria dove la scena effettivamente si era svolta.

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PRIMO DELL’ANNO

Marsina bianca di barista e brutti musi di zerbino.
È il primo dell’anno un magazzino di panico
e digestione ufficiale di antichi massi e fuoristrada.
È il primo dell’anno ho i ginocchi sporchi
una bronchite scarburata e parlo da solo.
È il primo dell’anno camminate sottovento
le tigri ascoltano gli odori dal salotto di casa.
Ottimismo. L’era dell’Acquario,
un mattino radioso senza pioggia con nuvole basse
cento fette di limone e ormoni che parlano lingua salata.
Marsina bianca barba e baffi
faccia un cappuccino al ragazzo cocainomane
è faticoso tornare dalla Colombia.
Marsina bianca fammi un tè
guarda la medaglia sul mio petto
ho voglia di dirti
“lavori per uno stronzo
alle 6.00 del primo giorno
dell’era dell’Acquario.”
Invece ti dico
“Grazie Marsina
bianca barba e baffi
grazie e buon anno.”
Noi andiamo
alle 7 .00 il Divino Aviatore atterra in deltaplano
per tatuarmi sul petto i versi che smontano
la matematica del nulla, le strategie aziendali
il cinismo dei lavandini.
E poi l’ultima sigaretta, l’ultima prima dell’assalto
il primo a mani nude senza il bisturi d’ordinanza.
È il primo dell’anno è come un caldo sudore
uno stupro in appalto, una faccia da polizia
un deragliamento di carrelli all’esselunga
la cerimonia inaugurale della guerra
il desiderio inesauribile di scampare alla mattanza.

 

Neurovegetazione | Simone Molinaroli | Ass Cult PRESS

 

IL PENSIERO DÀ FASTIDIO | 2004 | una poesia da “Il Crollo degli Addendi”

Di questa poesia ricordo esattamente il processo compositivo.
È stata scritta nella primavera del 2004. Due amici che lavoravano insieme a un progetto musicale molto apprezzato, e che già avevano usato un mio testo in un precedente lavoro, mi chiesero di scrivere un testo per un nuovo album a cui stavano lavorando. La scrissi per loro. Però poi non se ne fece nulla. Quel disco non fu mai realizzato e il progetto stesso fu abbandonato. Ed io rimasi con una delle migliori poesie che avessi mai scritto, cioè una di quelle che in relazione al movente e alle aspettative iniziali più hanno finito per approssimarsi al risultato sperato, scritta paradossalmente per altri. Ho pensato spesso che proprio il senso di responsabilità e la legittima voglia di ben figurare, collaborando con persone di cui si tiene in considerazione il lavoro, abbiano funzionato da incentivo.
La pensai e la scrissi quasi tutta guidando quel famoso furgone che guidavo a ore improbabili nella primavera del 2004. Battendo un ritmo in quattro quarti sul volante e prendendo il la dal verso “Il pensiero dà fastidio anche se chi pensa è muto come un pesce” di una canzone (com’è profondo il mare) di Lucio Dalla.
Negli anni è stata più volte utilizzata durante i miei readings diventando praticamente il mio personale hit e ne sono state registrate alcune versioni tra cui questa che segue con i Sus. Curiosità: c’è anche chi mi ha raccontato di averla letta in classe per ammansire una scolaresca ottenendo peraltro il risultato sperato.

 


IL PENSIERO DÀ FASTIDIO

Il pensiero dà fastidio
anche se chi pensa sta pensando a se stesso
e non parla o se parla è poco
un verso di poesia animale, gemello
della computazione elementare retrostante
un brano di una autistica preghiera
e il sacrificio umano
per il dio incontentabile degli orfani.
Il pensiero dà fastidio
anche se chi pensa sta pensando l’amore
come l’eterna pulsazione
che rende giovani e immortali
il prodigio senza trucchi
che restituisce un corpo ai morti
per camminare nella memoria
dei giorni fecondi.
Il pensiero dà fastidio
anche se chi pensa sta pensando
cosa posso dire a questi occhi
per vedere il loro vero colore
la furiosa bellezza
l’onda feroce di desiderio
che vidi nello sguardo che generò il mio viaggio.
Il pensiero dà fastidio
anche se abbiamo tutti amato
qualcosa che non esiste
e maledetto la speranza
e l’attesa incalcolabile dell’avvento
di un regno, di una parziale salvezza.
Abbiamo tutti amato
qualcosa che non esiste.
Per questo, sopravvissuti.

 

da Il Crollo degli Addendi (2006, Ass Cult Press/Dizlexiqa)


 

Ich bin ein Provinzler
Ich bin ein Provinzler

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 


Simone Molinaroli - Il Crollo degli Addendi
Simone Molinaroli | Il Crollo degli Addendi | 2006, Ass Cult Press/Dizlexiqa