La Produttività (è principalmente una parola abusata)

Da un lato c’è chi pensa che la produttività sia direttamente proporzionale ai movimenti/minuto degli addetti (i lavoratori), intesi come gruppo non qualificato e privo di identità e caratteristiche singolari. Dall’altro, chi crede che la difesa dei diritti equivalga alla conservazione delle esenzioni e dei privilegi, senza nessuna attenzione per il rispetto delle regole su cui ogni società democratica si regge.

Nel mezzo c’è il disagio e subito accanto al disagio c’è una sacca di economia autoreferenziale, fondata sulla sussistenza del disagio, abitata dai veri parassiti del sistema economico italiano.

Calcolando lo spazio occupato dalla malavita organizzata, dall’informazione, dalla controinformazione, dagli agenti dei servizi, dai venditori e dai compratori di servizi e dottrine riconducibili alla new age e partendo dalla volontà di non appartenere a nessuno dei gruppi succitati, sembrerebbero essersi esauriti lo spazio fisico e lo spazio metaforico.

Fonte: Opera propria (© Jared C. Benedict)
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La memoria dei rassegnati | due riflessioni del Vaneigem in questi giorni di supercazzole finanziarie

[…]
La proliferazione dell’inutile e la rarefazione dell’essenziale non potevano trovare forma di espressione più adeguata della burocrazia finanziaria internazionale il cui assolutismo stabilisce con la società vivente un rapporto da extraterrestre. Come definire altrimenti questa genia, i cui ordini emanano più dagli imperativi di mercato che dagli individui?
Più l’incomprensione separa gli speculatori impegolati nel calcolo dei rendimenti e coloro i quali aspirano a vivere aldilà delle matematiche del profitto, tanto più la distanza è colmata da una informazione che risponde solo a se stessa, alla quale non può essere detto o contestato nulla poiché essa provvede a stivare l’insignificante nella memoria dei rassegnati.

da “Noi che desideriamo senza fine” di Raoul Vaneigem

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…la realtà ebbe sempre in sorte gli amanti migliori… – F.W.N.

Questo è il mio regalo di natale.

In questi giorni di burle e manovre, furti e governi tecnici di salvezza nazionale, io vi regalo questa frase del vecchio Federico. Dato che ho il sospetto che in molti si stanno bevendo la Grande Cazzata come una medicina edulcorata, molti tra non molto si sentiranno burlati e cominceranno ad abbracciare le “più odiose delle realtà” come la Reazione, il Nazionalismo, il Ribellismo da seggiola Stokke, il glocalismo, le dispute filosofiche dell’ora dell’aperitivo e tutte le altre amenità da Medioevo 2.0. Allora potranno ripensare alla frase del Federico e potranno sentirsi gli amanti migliori della realtà.

Ecco, proprio mentre sentirete forte il dolore della burla (o dell’inculata a seconda dei gusti), potrete sentirvi come degli Amanti Migliori. E non quello che veramente siete. Dei giganteschi coglioni.

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Colui che finalmente si accorge quanto e quanto a lungo fu preso in giro, abbraccia per dispetto anche la più odiosa delle realtà; cosicché, considerando il corso del mondo nel suo complesso, la realtà ebbe sempre in sorte gli amanti migliori, poiché i migliori furono sempre e più a lungo burlati.

(da Il Viandante e la sua ombra di Friedrich Wilhelm Nietzsche)

Propaganda del Disastro/Retorica della Crisi | Christopher Lasch | L’Io minimo

Un paio di argomentazioni interessanti di Christopher Lasch, datate 1984. Ancora buone.

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Sostenuta dagli altri media – cinema, radio, televisione, quotidiani, riviste – questa propaganda del disastro ha un effetto cumulativo che è praticamente l’opposto di quello voluto. L’infiltrazione della retorica della crisi e della sopravvivenza nella vita di tutti i giorni impoverisce l’idea stessa di crisi e ci lascia indifferenti agli appelli che meriterebbero davvero la nostra attenzione. Niente ci trova tanto distratti quanto il racconto di un’ulteriore crisi. Quando le crisi si assommano l’una all’altra e non vengono risolte, perdiamo ogni interesse ad agire per cambiare le cose. Parlarne, inoltre, serve spesso soltanto a giustificare le affermazioni di chi le crisi le manovra per professione (che si occupi di politica, di guerra, di diplomazia o semplicemente della gestione dello “stress” emotivo).
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da “L’Io Minimo – la mentalità della sopravvivenza in un’epoca di turbamenti”

di Christopher Lasch