THAT’S LIFE | una poesia da “Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena”

Quella che segue è la poesia con cui si apriva la mia prima raccolta di poesie “Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena” nella sua prima edizione del 1997 per Ass Cult Press. Raccolta poi ripubblicata da Fara nel 2008 in versione ampliata.

 

 

THAT’S LIFE
(guardando la foto di John Coltrane)
La prima cosa, le righe della camicia,
ma il resto è attenzione
come quella che uso io
quando la vita è in curva
e il piede freddo,
niente tempo,
il lampo è già passato
e ora sono
di nuovo
stereopatico
sull’autostrada scrivania di camera
pensando
THAT’S LIFE
        ALL OF ME
sulla foto
radio,
vuoto a cenni
e pancia gonfia.

 

Simone Molinaroli | Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena | (Poesie 1994-2000) | Fara Editore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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da “Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena” (Fara, 2009)

Simone Molinaroli
Tutti i diritti riservati © 2014

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Gattili & Molinaroli

Con entusiasmo vi comunico che è uscito un mio testo per le edizioni Gattili. Un progetto meritorio di piccola editoria.
Con ancora più entusiasmo vi dico che l’editore ha scelto una delle mie “minchiatelle”.
Che sono poesie di tono scherzoso, scritte nel rispetto della forma tradizionale (più o meno), che da un po’ di tempo mi diletto nel comporre.
In questo caso, la Minchiatella Poetica del Sindacato.

Che potete leggere in quest’altro post: https://www.simonemolinaroli.org/?p=1869

Il sottoscritto detiene cinque delle 18 copie che l’editore stampa di ogni titolo. Chi ne volesse una copia per sé la può avere gratis. Mandare un recapito e l’euro e ventotto centesimi per la spedizione.

Avanti!

 

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ILLUMINAZIONE Nr. 2 – inedito 2013

Ho scritto questa poesia dopo l’ultima tornata elettorale. Senza particolari rancori verso nessuno in particolare. Soltanto constatazioni. Senza pensare a ciò che poi è seguito. Anche se considerando quello che è venuto dopo l’impressione di saperne di più gli uni degli altri si è rafforzata.

 

ILLUMINAZIONE Nr. 2
(adesso sappiamo molto di più gli uni degli altri)

 

Adesso sappiamo molto di più gli uni degli altri
e adesso sappiamo molto di più gli altri degli uni.
C’erano quelli che la sapevano lunga
e c’erano quelli che la sapevano tutta
e c’era il peggiore di tutti,
quello che sapeva di non sapere.
Peggio ancora, quelli che sapevano che non sapevi.
Custodivano memorie non falsificabili
della vita di ognuno,
le usavano a cena o all’ora dell’aperitivo
per ridere, classificare, compartimentare.

Erano Tristi Vopos
e trasportavano la verità
nella busta per la spesa.
Erano minuscole scaglie dialettiche
per un ancièn regime liberale
che terminasse la bellezza ed il reale.
Erano minuscoli loro,
l’ordine a immagine loro
e le possibilità che riuscivano ad immaginare
Solo brillava , ciò di cui non avevano bisogno.

La pace sociale ci persuase d’essere amici.
Ma una pace costruita con le stragi
non poté che finire per decreto.

La pace sociale ci persuase d’essere amici.
Ma una pace costruita con le stragi
non poté che finire per decreto.

Alle ore 20 di una sera qualsiasi
il Portavoce di un Governo nebuloso ed informale
illustrò a reti unificate
un piano semplice e funzionale:
Noi abbiamo creato il problema
solo Noi possiamo essere la soluzione.
Non avete scelta.

La tecnologia risolverà i problemi della tecnologia.
La politica quelli della politica.
La finanza quelli venuti con la finanza.

Scherzo crudele e inculata vischiosa
costarono molto e restò un fastidio,
ad alcuni un prurito, ad altri un dolore.
Per tutti un modulo di gradimento
su cui indicare il livello di soddisfazione.

a) Ok!
b) Sì, ancora! Mi è piaciuto molto
c) Non saprei

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Simone Molinaroli
Tutti i diritti riservati © 2014

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grafica di Margherita Perugi per il progetto "La Fine del Mondo"
grafica di Margherita Perugi per il progetto “La Fine del Mondo”

 

Illuminazione Nr.1 | da “Scritti per la Fine del Mondo”

Una poesia scritta per il progetto “La Fine del Mondo” e che è poi stata inserita nella plaquette “Scritti per la Fine del Mondo”.

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ILLUMINAZIONE nr.1

Se sei bravo
se sei bravo e impedisci ai tuoi neuroni
la trasmissione delle sordide cazzate
che dichiararono guerra alla quiete
che adesso potrebbe illuminarti.

Se sei bravo
se sei bravo e cancelli dal tuo corpo le ossessioni
in fondo alla bottiglia di vodka
potrai vedere il silenzio che ti ha preceduto
e indovinare il vuoto che ti seguirà.

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da “Scritti per la Fine del Mondo”
di Simone Molinaroli (Ass Cult Press, 2013)

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Simone Molinaroli – LFDM
Tutti i diritti riservati © 2012
da “Siamo Nati Lontano” – Ep,
released 21 March 2012

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ascolta il brano:

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grafica di Margherita Perugi per il progetto "La Fine del Mondo"
grafica di Margherita Perugi per il progetto “La Fine del Mondo”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Segue una preview gratuita della versione digitale della raccolta. Su Scribd a un prezzo amichevole.

Scritti Per La Fine Del Mondo – Simone Molinaroli by Simone Molinaroli

La Fiera dell’Urto di Vomito | Andrea Betti ne “La Felicità Terribile”

Ri-Pubblico questo memorabile testo di Andrea Betti proprio adesso, in questi giorni in cui c’è andato di moda scavare a fondo nell’inchino della Madonna al capoclan. Qualcuno avrà scomodato il ritardo culturale, molti si saranno sentiti sicuri tra i morbidi guanciali del loro progressismo alla buona, certi che le Madonne aborriscano essere portate sul baldacchino davanti alla porta di casa dei malavitosi. Nessuno che invece si concentri sul contenitore che le madonne e la mafia condividono.

Ne “La fiera dell’urto di vomito”, testo scritto sul finire degli anni novanta del secolo scorso, Andrea Betti traccia uno scenario più che possibile e più che reale di una festa di paese della laicissima, comunista un tempo, democratico/progressista al momento, Toscana. Terra di sagre, bestemmie roboanti, fagioli rifatti e crostini neri, terra in cui fu inventata la faziosità e dove imperano l’invidia, l’avarizia, l’ignoranza e un sistema di potere implacabile ed arrogante. Ove le madonne immaginarie si inchinano davanti alla casa del dirigente, perché la madonna non è mai nemica del capo esattamente come gli intellettualucci organici non sono mai in contraddizione col potere, anzi ne suffragano ogni mossa con la loro debole, quindi giusta, voce.

 

Questo ed altri testi di Andrea Betti sono stati pubblicati nel volume “La Felicità Terribile/Zucchero Spinato” uscito poter Ass Cult Press lo scorso anno.

Questo l’indirizzo per saperne di più sull’autore: hamonveg.blogspot.com

Chi lo volesse mi scriva all’indirizzo alla voce: contatti.

 

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La Fiera dell’Urto di Vomito

Benvenuti alla fiera dell’urto di vomito,
dove i manifesti son schizzi d’amore e le lotte dei Galli e le scommesse, per sciccheria, si fanno in francese avec un sanglant chemi-sier de Gautier le blanc chemisier, maintenant rouge
Rien vas plus – il giuoco è fatto, la beccata nella pupilla avversa, le creste macinate nell’agone
e l’imbonitore fava, dietro al bancone de’ panforti e de’ sanguinacci. Attraverso torroni, croccanti, brigidini e cilinghe infestati di sudore, le braccia pelose d’avventori donne, uomini e bambini, unti dalla purpurea benedizione d’una Processione, altalenante trofeo di Vergine in ciclo
Vergine in lagrime, sangue & arena. Sorretta da Chierici edonisti impasticcati la miracolosa preme il dolce calcagno sulla testa recisa d’un Toro scatenato e poi scannato in sua grazia, ed il suo occhio bufalino e opaco vede e riflette:

– omuncole in sciarpina rosa e piumino totale, gonnella in gabardina macchiata di bistro di mammà e cioccolatone negro strafondente, richiama il colore dei denti dei quattro Carabinieri in alta uniforme e bassa lega, pennacchio al cielo, fuoco d’artifizio retrostante… fa cilecca… moccolo gutturale del fuochista indigeno in tuta d’olio bono e olio di macchina, l’ascella pezzata Esso e la mascella spezzata,
– la ginnasta giovina sul tortino a tamburo esegue le grand-jetè: le madri piangono
– al pianoforte a pila la Sig.ra Gori con le dita smaltate e i ricignoli tinti di rosso, alita bunker, dirige con piglio emostatico, ferreo, indossa occhiali con catenella d’oro zecchino D’oro, gli amanti delle madri palpano culi stupefatti di figlie tredicenni, là , dove duole il brufol grosso –
– giovin signori in scuter e piattoni aerodinamici sfoggiano gelatine kevlar, colli sudici, e fauci spalancate sull’oblio cenobitico di hamburger di soia e lucertole vive, dispensati da un harekrsna: offeso per l’aggiunta animale al suo prodotto esterno lordo, lamenta un odio non corrisposto, non provato, mai spentosi. Inutilmente gorgheggia litanie rivolto a colei che mostra la carie del sorriso, come un ventre sensuale costellato di punti neri che chiama NEI e stelle implose, nane bianche al largo da ogni troiaggine sottocintura, sotto il fiocco del top stretto al grasso seno come nuove costole, per nuove genesi di un terzo sesso, il suo, maremma malaria! dalle cliniche di Casablanca al pronto soccorso mobile in Piazza: la Misericordia indossa giacche arancioni catarifrangenti su fieri ragazzoni briai, intenti a porgere impacchi ghiacciati ai rissosi del Biliardo, intellettuali della geometria di ogni tappeto verde coi polpastrelli intrisi di tre a mattoni e due di picche, esperimentatori di Grappe nardini ed estere doppio-malto esterrefatte turiste circumpolari decompongono e ricompongono la logica del Caratteristico e del Pittoresco, in un idioma piallante pieno di g e di k, ricostruiscono il paesaggio secondo i criteri Kantiani della cartolina, mandata agli amici per fargli dire, invidiosi:
“GKGK KGGGKK GKGHGKKGGGHGKKKGHKKKK!!!”
Acrobati e trapezzisti eroinomani, agguantano al braccio, piroettando la Soubrette di tutti gli Sballi, e i balli lisci fra damigiane di vuoto festeggiano alticci, la nascita della Tragedia e della figlia del Maresciallo, Itaglia, portata in trionfo dal vincitore universale del torneo di briscola a cui tutto il mondo deve svariati cognacchini e caffè – dalle sbarre di scantinati mugolano significativamente autoclave non invitati intanto crolla una palazzina in periferia, sventrata dai gas del suicida: trionfò la sera scorsa, nella pugna dei Borlotti rifatti salvia, ovo e scalogna di quella NERA, degli orti sempre più verdi di ogni vicino frontiera avversa di persiane sbatacchiate e persone abbacchiate sui coiti vertiginosi dei giòvani trsgrssivi a capello sciolto sotto la pioggia che rovina la festa e muta in fango i giardini fioriti.
– Cani Idrofobi nel buio delle logge del Comune ringhiano ad assenti testimoni di Geova; loro gli vendono Watchtower e quelli si convertono, asportandosi chirurgicamente, con un morso al cuore, l’odio dal loro petto. Un morso al petto come quello che sentì Ruggero nel vedere, cristallizzate chiazze di sperma altrui, sulle calze ad uncinetto della su’ fia GiovannaD’Arco, le sue lacrime non spensero il rogo, nemmeno la confessione al prete spippato né la penitenza sussurrata dietro una colonna fra la navata centrale, il pulpito e la tranvata finale: essa ebbe a inginocchiarsi sulla grata dei Matti, nascosti nelle cripte-cottolengo del Duomo, frutti dell’abominio di rapporti consanguinei fra mariti e mogli per bene, mugolava ancora le Glorie quando venne sorpresa. La lingua del matto, rigata di ruggine, ancora attaccata alla grata traboccava a scassadenti – la processione entra in chiesa lo sdegno pervade 4 dei 12 portatori sani di madonne, fra cui Ruggero – tutti fratelli senza saperlo,
il volto di porcellana della Vergine, riflette la luce delle candele alieno ad ogni peccato e ad ogni giustizia, ri-piange prima di sbriciolarsi al suolo – il prete spippato bestemmia
le grida della peccatrice si confondono a Romagna Mia, il cantante, offeso
alza la voce.

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Andrea Betti – La Felicità Terribile
Tutti i diritti riservati
© 2013
Ass Cult Press – www.asscultpress.com
Andrea Betti – hamonveg.blogspot.com
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La Felicità Terribile – Andrea Betti (Ass Cult Press, 2013)