Vendete gli Abiti – una poesia da “Il Crollo degli Addendi”

VENDETE GLI ABITI

Vendete gli abiti con cui hanno vestito
la vostra vita e il vostro sonno.
Vendeteli agli specialisti del riciclaggio
e come promozione includete nel prezzo
i biscotti che vi hanno avvelenato
e la sorpresa che vi colse
quel pomeriggio che vostro padre
confessò apertamente di non essere
niente di più che l’uomo che vi generò
e confessando pianse e alla fine
aggiunse che era giusto che sapeste
che vi avrebbero strappato tutto
in cambio di quei vestiti che un giorno
avreste fatto bene a vendere prima che
vi regalassero anche i mobili e gli optional
e che vi strappassero veramente tutto.

_________________________

Il Crollo degli Addendi
Simone Molinaroli
Ass Cult Press/Dizlexiqa
2006
_________________________

covercrolloquadro350

 

La Morte della Poesia

Brevemente sull’argomento “morte della poesia”. Brevemente e fuori tempo. Orgogliosamente non sul pezzo. Brevemente perché già innumerevoli autorevoli professionisti del settore si sono dilungati, chi sostenendo d’aver visto il corpo morto della poesia, la sua salma rigida e ghiaccia, neanche ben ricomposta, anzi, ulteriormente disturbata dagli innumerevoli e velleitari tentativi di votarsi alla sua causa. C’è stato chi addirittura ha sostenuto di averla vista spirare in diretta coi propri occhi e chi invece non ha lesinato sforzi per dimostrare che essa è invece viva, vegeta e gode di salute altalenante, ma viva.
Vedo più morta la prosa. Prodotta in serie nelle scuole di narrazione e scrittura creativa. I prosatori con i loro plot arresi all’ordinario, alla medietà di un lettore medio immaginario senza cognizione. Ma nemmeno i prosatori di batteria sono morti. Stanno come stanno. Stanno nella gabbietta, stanno del resto come i colleghi poeti tutti impegnati a sembrare tutti lo stesso poeta, svoltano le giornate e mettono insieme un pranzo e una cena con i loro libretti smorti. Ma questo non preclude l’apparizione improvvisa di uno scrittore di nerbo. Prosatore o poeta che sia. Animato da una irrefrenabile e incontestabile animosità. Non è morto nessuno di coloro che danno segnali di vita. Anche se sembra vita alla fine. O alla frutta come si dice in gergo.
Dire che la poesia è morta è dire una banalissima falsità. Si può essere vivi e zoppicare, andare malvestiti, agonizzanti e scombinati, tristissimi o felici di levata, quasi morti, ma al contempo essere vivi. La poesia allo stesso modo è praticata in modo banale, interessato, professorale, pedissequo, noioso, eccezionale, discutibile, luminosamente ispirato, e tutto questo non è proprio della morte. La poesia se ne va in giro in tutti i modi possibili immaginabili tranne che da morta. Credo che chi dice che la poesia è morta pecchi d’infantilismo intellettuale. È morto, cioè, tutto ciò che non è vivo come dico io. Infantilismo spesso interessato. Per cui si finisce ad apprezzare solo ciò che conferma la propria visione delle cose, ovvero un sistemino di pensiero che ci garantisce una minestra, un privilegio e una posa da conoscitore.
Una posa per l’appunto.
Due coglioni come due case.

E poi, come diceva Margo Channing (Bette Davis) in All About Eve allo sceneggiatore che faceva l’offeso, tutti gli autori dovrebbero essere morti da almeno trecento anni.

Ci vuole pazienza per giudicare.

image

L’ETÀ SENZA TESTIMONI – DA “Il Crollo degli Addendi”

Una poesia scritta agli inizi degli anno zero dopo una festa di matrimonio alla quale mi ero annoiato mortalmente e inutilmente e che mi spinse a una riflessione su quanto meglio sarebbe, talvolta, consensualmente dimenticare la ventura che ci fece conoscenti, parenti, amici, colleghi, e non sapere niente, realmente non sapere o al limite fingere abilmente e non cedere alla tentazione di rivelare, gli uni degli altri.

La poesia è compresa nella raccolta “Il Crollo degli Addendi” che uscì agli inizi del 2006 per Ass Cult Press.

 

 

 

 

L’ETÀ SENZA TESTIMONI

Il motore è acceso, la nube
_______________ perde pressione
bicchiere di spumante secco
dopo bicchiere di spumante secco
gli organi assumono una posizione
________________e convengono con
________________________gli invitati
sulla necessità di una sostituzione
del cambio vincente in mezzo al campo.
Tutti, organi e invitati, rimpiangono
________________a prescindere
da tare ereditarie, limiti intellettivi,
censo, status sociale
tutti rimpiangono un’età mai esistita.
L’età migliore, l’età felice,
l’età senza testimoni.

 

Il Crollo degli Addendi | Simone Molinaroli | Ass Cult Press/Dizlexiqa | 2006
Il Crollo degli Addendi | Simone Molinaroli | Ass Cult Press/Dizlexiqa | 2006

“Bengala” di Andrea Betti – da “La Felicità Terribile”

Tra i testi di Andrea Betti contenuti nel volume “La Felicità Terribile/Zucchero Spinato”, volume la cui stampa ho avuto il privilegio e il piacere di seguire personalmente, uno dei miei preferiti era, ed è, “Bengala“.
Dove si ironizza abilmente sulla tristemente ridicola sorte di chi, alla ricerca della visione, s’imbarca in viaggi anche molto impegnativi per poi, una volta ottenutala, finire per scacciarla in quanto ormai solo un ingombro.

__________

BENGALA

Il mondo è di chi fugge (per due mesi) in India e, all’acme dell’illuminazione, incontra gente di Maresca, di Pontelungo, di Cècina, di Milano, di San Felice, di Akron (Ohio), l’ex cantante dei mattiabazar, e ridiscende le pendici dell’Himalaya con una volvo nera, schizzettata della melma grigia di cenere del Gange, dopo aver bruscamente scacciata dal cofano, addormentata, una magnifica tigre.

wpid-bozza-felicitc3a0-copertina-1000.jpeg

La Conseguenza di Tutto (1995)

Tra le poesie che ancora mi capita di leggere dal vivo “La Conseguenza di Tutto” è la più vecchia. Risale all’anno 1995, l’anno in cui, con i compagni di Ass Cult Press, cominciammo ad intensificare l’attività dal vivo.

La poesia è stata poi pubblicata nella raccolta “Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena”  uscita per Ass Cult Press nel 1997 e per l’Editore Fara nel 2008.

Non è escluso che la legga stasera a Lerici (SP) allo Slam.

_____________________________

LA CONSEGUENZA DI TUTTO
La conseguenza di tutto è tutto
& le parole hanno confini desolati
& sceicchi affondano il culo in piscine senza senso
& autostrade morte
& sole a scacchi.
Ma di colpa non ne hanno le parole.
& l’intelligenza è noiosa
& sette miliardi di regnanti di un solo regno
sette miliardi di regnanti pieni di dolore
si apprestano alla carneficina
come a una merenda
su un ciglio della statale del Brennero.
La conseguenza di tutto è tutto
& l’addestramento all’orrore
inizia di mattina al bar per gli autodidatti
Dopo è per tutti offerto
dalla tele-promozione di napalm e cecchini
& l’esplosione nucleare
non è che un piacevole diversivo
per atleti allenati alla catastrofe
e ai buoni sentimenti.
& i poeti si masturbano copiando versi copiati
& altri cacano con Celine
i residui della sbornia e sangue cerebrale.
& i veri poeti rubano un carroarmato
e lo lanciano nel traffico
morendo poi di pistola.
& i veri poeti rubano il ritmo
a un mezzogiorno stremato
all’ombra di un piccione.
La conseguenza di tutto è tutto
sui confini delle parole
desolati agglomerati
_________di tedio e frenetico
__________________rinnovarsi.
& non capita spesso
che un bonsai s’inventi una foglia
che un virus sconosciuto
_________s’avventi sull’umanità
________M A N I F E S T A N D O S I
_________in
__________una
_____________malattia
che i dottori disperati chiamano
___________G I O I A.

 

wpid-covermolinaroli.jpg
Simone Molinaroli | Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena | (Poesie 1994-2000) | Fara Editore