IL MONDO È MORTO – un inedito

IL MONDO È MORTO

Il Mondo è Morto, non senti l’odore?
Si sente odore d’incenso e idrocarburi,
di eroina e trasmissioni elettorali.
Non senti il suono continuo
del calcolatore bizzarro che sancisce
la Sua Morte?
Non senti il canto degli Sterminati?
I traccianti nel cielo non sono
pirotecnie di compleanno
e nemmeno naufraghi in gommone
che segnalano disperati la posizione.
In televisione non ne danno notizia.
Guardie armate sparano
colpi d’avvertimento verso il cielo
per arrestare la marcia dei curiosi
e spesso un Tedesco vestito da Donna
parla della necessità del confronto,
ma necessariamente, nella Verità.
Il Mondo è Morto, non senti l’odore?
Non senti le trombe, gli sciacalli, gli avvoltoi
il buonumore raro del barista
che ti parla di un futuro improbabile
ti passa un bicchiere avvelenato
da un sorriso fuori tempo?
(Le profezie, la termodinamica, il buonsenso, la noia,
pronosticano in tempi diversi lo stesso evento
peraltro già avvenuto…)

un mio inedito del 2009 inserito nell’antologia “Pro/Testo” edita da Fara.

http://www.faraeditore.it/html/neumi/protesto.html

Pro Testo | Fara Editore

Bando alla Modestia! – un pensiero di Leopardi preso in prestito

Un Pensiero di Giacomo Leopardi che mi permetto di dedicare agli invidiosi, agli smettitori, ai rinuncianti, ai disillusi di professione, a quelli che ti vorrebbero raccontare la tua vita, ai critici acidi, agli sterili, ai teorici del – niente più ha valore, niente più può essere fatto, niente più si può dire, suonare… -.
Lo dedico anche e soprattutto a chi ritiene l’ambizione un peccato mortale. Propriamente a tutti quei critici che per svalutare un’opera la definiscono ambiziosa, smascherando principalmente la propria vocazione al canonico, alla medietà epigonica.

A quanto ci dice il Leopardi, sento di aggiungere solo questo: Ammazzatevi!

da “PENSIERI” di Giacomo Leopardi

XXIV

O io m’inganno, o rara è nel nostro secolo quella persona lodata generalmente, le cui lodi non sieno cominciate dalla sua propria bocca. Tanto è l’egoismo, e tanta l’invidia e l’odio che gli uomini portano gli uni agli altri, che volendo acquistar nome, non basta far cose lodevoli, ma bisogna lodarle, o trovare, che torna lo stesso, alcuno che in tua vece le predichi e le magnifichi di continuo, intonandole con gran voce negli orecchi del pubblico, per costringere le persone sì mediante l’esempio, e sì coll’ardire e colla perseveranza, a ripetere parte di quelle lodi. Spontaneamente non isperare che facciano motto, per grandezza di valore che tu dimostri, per bellezza d’opere che tu facci. Mirano e tacciono eternamente; e, potendo, impediscono che altri non vegga. Chi vuole innalzarsi, quantunque per virtù vera, dia bando alla modestia.

Il tedio di slanci denutriti | da “Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena (Poesie 1994-2000)”

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Il tedio di slanci denutriti
è un cinema
per filmini di vecchie vacanze
e gite scolastiche di un giorno.
Senza la tenacia
dei cani da caccia
non si riaprono partite già chiuse
i giocatori tirano la palla in tribuna
e corrono sotto la doccia.
Sul vecchio atlante
non c’è ancora il mondo nuovo
su quello della prossima settimana
è già stato cancellato.

da Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena (2008, Fara Editore)

Simone Molinaroli | Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena (Poesie 1994-2000)

http://www.faraeditore.it/html/siacosache/molinaroli.html

Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena (Poesie 1994-2000)

Simone Molinaroli | Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena (Poesie 1994-2000)

Simone Molinaroli
Cani al Guinzaglio nel Ventre della Balena
(Poesie 1994-2000)
€ 12,00 pp. 104 (Sia cosa che)
ISBN 978 88 95139 45 6

«Quelli di Molinaroli sono versi di denuncia contro la cieca ipocrisia del potere che si autoalimenta, fagocitando e distruggendo ogni eventuale ostacolo che si trovi sulla sua strada, nel momento stesso in cui vuol dare l’illusione di sostenere, indirizzare e costruire. La poesia di Molinaroli non teme di indagare il vuoto, lo smarrimento esistenziale, la soli-tudine disperata che è un estremo tentativo di sottrarsi all’affermazione diffusa dell’effi-mero, in cui il soggetto è spesso trascinato, o attirato da una sorta di oscura volontà di autodistruzione, che lo porta a immergersi ad occhi chiusi in un flusso da cui pare poi impossibile sottrarsi.» (dalla Introduzione di Chiara De Luca)

http://www.faraeditore.it/html/siacosache/molinaroli.html