Riflessioni sul Venerdì Nero | nr.1

Il Venerdi è Nero. Le agenzie di rating declassano un po’ tutto, non si sa dove investire tutti quei milioni immaginarii che ci avanzano dagli stipendi. Il venerdì è nero e i giocatori di calcio, non si capisce in base a quale delirante principio, decidono che non vogliono pagare l’aliquota supplettiva che il governo ha deciso di far pagare ai cittadini più abbienti. E minacciano di scioperare. E le pecore s’indignano mentre stipulano il contratto di Sky. Le pecore dovrebbero lasciare anche a loro(i calciatori) il diritto di scioperare. Essi (i calciatori) forse ignorano a quanto potrebbe ammontare la decurtazione per una giornata di sciopero in una busta paga milionaria. O forse credono di poter scioperare gratis?
Il Venerdì è Nero e pieno di tecnocrati, giornalisti, politici, economisti che usano termini che non hanno significato, ma solo un ruolo in una ricostruzione arbitraria della realtà.
Il Venerdì è veramente nero, quando vivi in una città dal respiro microscopico che, nelle ore diurne, diciamo fino alle 22,30, sembra un grande ristorante a cielo aperto. E ci puoi trovare una miriade di tavolini addossati l’uno all’altro, tutti fanno la corsa ad apparecchiare, ad ammassare le persone a mangiare in un metro quadro, anche i pizzicagnoli apparecchiano, in una corsa alla meno dove trovare un ristorante dove mangiare dignitosamente è quasi impossibile. Non voglio essere ingiusto. È quasi impossibile trovare un locale dove il prezzo è realmente commisurato al valore del servizio erogato. Questa gente si sovrastima e rende il venerdì più nero del nero.
Il Venerdì sarà pure Nero. Ma nessuna agenzia di rating potrà declassare il venticello fresco & inaspettato che ti riconcilia con l’Esistente alla fine di una corsa nell’afa al limite dello svenimento.

Terrorismo Mediatico e manipolazione del consenso

In contemporanea col ballottaggio per l’elezione a Sindaco di Milano vorrei ricordare, tra le tante indegne manifestazioni di disprezzo dell’educazione, dell’intelligenza, delle procedure democratiche e tra i tanti articoli intrisi di tendenziosa disonestà volti a generare la paura da cui a loro volta discendono, l’Obbedienza e il Conformismo, quel che è stato scritto su alcuni giornali all’indomani dell’imprevisto successo del garbato signore di sinistra che piace anche alla borghesia (Pisapia). Voglio precisare che tra tutte quelle manifestazioni, questa non è certo la peggiore. Ma è un esempio di cattiva informazione tecnocratica.

Il 17 maggio su MF (MilanoFinanza) esce un articolo dal titolo “A Milano un ribaltone da 80 miliardi”. Il ribaltone sarebbe legato ai finanziamenti previsti per l’Expo 2015 a cui si accompagna il PGT (piano di governo del territorio). Un piano di investimenti privati e pubblici (in larga parte privati), per il riassetto urbanistico della città di Milano.

Ma l’elettore non potrebbe aver manifestato, con quel voto inaspettato, proprio il suo disinteresse verso quei milioni di cui si parla nell’articolo? Quel voto anomalo, giunto come una sorpresa per tutti gli osservatori e gli analisti, non potrebbe essere interpretato come una volontà di essere amministrati diversamente, dalla legittima aspettativa di veder investiti 80 miliardi di euro, per esempio, in servizi pubblici?

Non sono liberi i cittadini di esprimere col proprio voto, oltre che la preferenza per un volto, delle convinzioni personali in merito al riassetto urbanistico della città in cui vivono?

I tecnocrati fanno pressione.

Ma i contratti per l’expo sono probabilmente già stati depositati (Rocco Traisci, così si esprime cinque minuti fa sul terrazzo di casa mia).

E i tecnocrati continuano con la malainformazione.