In piedi davanti a un chiosco di notte | una poesia da “Il Crollo degli Addendi”

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In piedi davanti a un chiosco di notte
consumare l’olocausto degli uomini felici,
l’approssimarsi al sonno discreto
che dormono le spie
prima di parlare.

 

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Simone Molinaroli
Tutti i diritti riservati © 2013

 

da “Il Crollo degli Addendi” | Simone Molinaroli | Ass Cult Press/Dizlexiqa | 2006

Simone Molinaroli – Il Crollo degli Addendi (2006, Ass Cult Press/Dizlexiqa)

L’assassino scivola e perde la pistola

L’impasse attuale della vita politica italiana mi ricorda, con tutto il corredo di suoni e annessi di tipo emotivo, la scena principale di un film thriller, non di uno in particolare ma di un film thriller archetipico che nella storia umana viene proiettato a ciclo continuo, quella in cui l’Assassino rincorre la vittima designata nell’oscurità, armato di Pistola. Ma non la scena iniziale in cui un comprimario, un personaggio ininfluente che, senza essere adeguatamente sviluppato, viene ucciso per introdurre nella narrazione e nella mente dello spettatore la figura dell’Assassino armato di Pistola (è un’allegoria – lo preciso subito per le persone troppo inclini alle interpretazioni letterali). Non quella iniziale che ci consente di tracciare un quadro della situazione complessiva e introduce tutti gli elementi simbolici. No. È la scena finale. Il protagonista fugge, la situazione è disperata ed è debole e confuso. La determinazione dell’Antagonista è nota e il Protagonista non è un eroe, non è armato e non ha un chiaro piano di fuga. Fugge solamente e attende il Deus ex Machina.

E siccome è il protagonista il Deus ex Machina si manifesta. L’assassino cade e perde la pistola. Il protagonista si trova nella condizione di potersi salvare e non è per i suoi buoni sentimenti o per ricompensa di un  suo presunto merito in una scala di riconoscimento del valore. È solo per caso che questa possibilità si offre.

Il protagonista cosa fa?

Ecco, al sistema politico italiano è adesso offerta quella possibilità che è offerta al protagonista del film. Non gli è offerta evidentemente per meriti personali pregressi (come poter pensare questa cosa?), ma solo per caso. Lo stesso caso che manovra l’evoluzione e il resto degli eventi umani.

Uno scenario stocastico.

Siamo al punto in cui, anche se il raggiungimento di questo punto fosse stato in gran parte determinato dalla progettazione di qualche oscuro regista, l’assassino cade, perde la pistola e il protagonista immeritevole ha la possibilità di curvare la sceneggiatura.

Ce la farà il nostro protagonista?

 

 

 

Argomentazioni Inutili

Stimolato dai vivaci scambi d’opinione sulle prossime elezioni politiche, scambi a cui è possibile partecipare sui social networks, nei bar, al lavoro, sull’autobus, anche senza volontà alcuna di partecipare, e dall’incapacità ormai assodata della maggior parte degli umani di scambiarsi le suddette senza tradire la convinzione di essere portatore di verità influentissime, partecipi di un progetto culturalmente egemonico, mi è venuta voglia di ricordare a tutti che il sarcasmo, gli psicologismi, i riferimenti alle vicissitudini personali non sono considerate argomentazioni valide da nessuna persona dotata d’intelligenza, e realmente interessata a una discussione volta non solo a un mero confronto quantitativo, ma solo artifizi retorici adeguati alle dispute televisive tra raccoglitori di consenso teleguidato e sottolineato dall’applauso preregistrato.

È tardi e c’è la crisi

È tardi e c’è la crisi. Previste piogge disastrose su gran parte del paese. In alcune località sono previste frane, peggioramenti della già precaria situazione psicologica generale. Sembrerebbe necessario il miracolo. O al limite il colpo di tacco casuale allo scadere del tempo. D’altra parte, gli ideologi dell’ordine naturale cercano con ogni mezzo di inoculare nell’animo dell’italiano medio il sospetto che la colpa della mala situazione sia proprio sua. Proprio della sua medietà che gli impedisce slanci di volontà superomistica.

Nel mentre, l’impiegata pensa a voce alta davanti a una folla di utenti sbigottiti e nell’imbarazzo generale delle colleghe. Mentre invece dal tabaccaio, una circolare della locale azienda sanitaria sui rischi connessi al gioco d’azzardo fa mostra di sé, circondata da centinaia di Gratta e Vinci, biglietti di lotterie, pubblicità del bingo, delle vite immaginate ad uso di persone comunque incapaci di immaginarsi dentro un’esistenza diversa.
Nel mentre, davanti all’aeroporto di Fiumicino, c’è un totalizzatore che indica gli euro vinti finora dai disperati del gratta & vinci. Al momento sono 7.439.239.041. Manca di sapere qualcosa in questo semplice dato numerico?
Nel frattempo il negozio all’angolo, che un tempo era un laboratorio di un calzolaio, è diventato un “Compro Oro”. Venti metri più avanti una sala scommesse. Il panorama è questo.

La colpa di questa stagnazione è nella testa del prudente cittadino, che al cospetto dei temibili marosi di una crisi sospetta, i cui teorici fanno sempre più spesso ricorso ad argomentazioni nebulose, come nebulosamente si propongono come salvatori del salvabile, dentro il suo guscio di noce fatto di risparmi più e meno sudati, più e meno fatturati, legittime aspirazioni di continuare a vivere secondo degli standard di decenza non rinegoziabili, rifiuta di prendere il largo e cercare quelle che Ulrich Beck chiama “soluzioni biografiche” per arginare una crisi che si configura sempre di più come sistemica. Del resto, per quanto il linguaggio tecnico cerchi di manomettere il significato, non delle parole, ma dell’esperienza, sempre di campare d’espedienti si tratterebbe. E una vita d’espedienti, si sa, può andar bene solo a chi se la può permettere.
Che imperdonabile mancanza di coraggio questo cittadino mediterraneo! Il tecnocrate lo incalza. Lo pungola. Lo chiama bamboccione, lo fa passare per rincoglionito, ci si mettono pure gli stranieri professionisti della garanzia sociale e dei privilegi coloniali a rompergli i coglioni.
Tutte le forze schierate a difesa dell’ultima, ideologica fase del capitalismo come l’abbiamo conosciuto.

(Per le previsioni meteorologiche non datevi pensiero. Il brano l’avevo iniziato un paio di settimane fa…)

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Incentivare la creatività

I progetti per incentivare la creatività sono esattamente ciò che serve per annullarla o, nella migliore delle ipotesi, depotenziarla e renderla organica all’Ordine. Gli uffici e di conseguenza gli addetti alla creatività, soprattutto quella giovanile, sono il nemico più insidioso di chiunque si proponga di “creare liberamente” perché, dietro la simpatica promessa di fondi e strutture pubbliche, nasconde la catena della visione del gruppo dominante e dei suoi interessi.
È sempre necessario ricordare che, parafrasando Thomas Bernhard, lo stato produce e autorizza solo creativi di stato.

Photografia fatta da me medesimo. No copyright infringement.