Tutti Siamo Morti | un inedito da leggere e ascoltare

Nella mia plaquette in uscita per Ass Cult Press “Scritti per la Fine del Mondo” ci sarà anche questa poesia che al momento è ancora un inedito da leggere in anteprima e ascoltare nell’ep d’esordio de La Fine della Mondo.

Stasera (4 ottobre 2012) sarà possibile ascoltarla all’Osteria Il Papero di Balconevisi – San Miniato (PI), dove La Fine della Mondo suonerà dal vivo.

 

TUTTI SIAMO MORTI

Tutti siamo morti in certi giorni
che sembravano piste d’atterraggio
licenziando misteri già svelati
e salutando con l’ala braccio infortunata
il terrore ascendente sul volto
che osserva il carrello bloccato, il touch & go
fino ad esaurimento carburante
e lo schianto finale.
Siamo morti tutti, come negarlo,
in quelle ore che sono luoghi non mappati
di cui gli orologi non portano Il Segno.
Siamo morti tutti, come negarlo.
E come negare lo spietato dominio
dell’ambizione alla rovina,
come negare
di ciò che “non può essere detto”.
Ma è durato poco.
Siamo rinati tutti.
Come in un prodigio inspiegato
che i mai-morti con invidia
chiamano fortuna.

 

 

Simone Molinaroli – La Fine del Mondo
(www.lfdm.org)

Tutti i diritti riservati © 2012

Su La Fine del Mondo Vol. 6 | Sonia Mengoni di Rockshock

Su rockshock.it esce un’altra recensione sull’ep d’esordio de La Fine del Mondo.

qui l’originale.

Siamo nati lontano è il primo lavoro de La Fine Del Mondo, un Ep d’esordio arricchito di musica rock, d’autore, pop e tonalità avant-garde.

Le 4 tracce che compongono Siamo nati lontano sono: 1.Forse un giorno; 2.Illuminazione n°1; 3.Siamo nati lontano; 4.Tutti siamo morti. Sembra quasi impossibile capire l’impostazione musicale in sole 4 tracce e la band non inventa nulla di nuovo, ma sembra possedere una certa abilità nel mescolare temi e suggestioni allacciando dark wave allo slow al post rock al light noise, legando insieme atmosfere interessanti e per raccontare l’inquietudine dell’esistenza umana.

Ciò che colpisce della musica de La Fine Del Mondo non è solo il sound, ma l’aspetto poetico delle parole. È come se la poesia stessa sia stata trasformata in ritmo musicale che cattura e trascina. Una musica/poesia enigmatica che ha bisogno di essere ascoltata e riascoltata, letta e riletta per riuscire a cogliere le più piccole sfumature e nuances, andando in profondità e scoprendo piccole verità associate alla nostra esistenza. Una musica che rivela una piccola parte di sé ad ogni nuovo ascolto.

Su La Fine del Mondo vol. 4 & 5 | rockit.it e Impatto Sonoro

Altre due recensioni su “Siamo Nati Lontano”, l’ep d’esordio de La Fine del Mondo. Progetto di cui posso ragionevolmente vantarmi di essere paroliere e voce recitante.

nr. 4 su Rockit.it

[qui l’originale]

nr.5 su Impatto Sonoro

[qui l’originale]

da rockit.it

Tutto, oggi, ha il sapore della velocità. Consumare in fretta la propria giornata è un imperativo che nel 2012 ha assunto connotati da messa al bando dei tempi morti. Imploriamo di essere intrattenuti oltre ogni logica, forse per paura di rimanerci secchi davvero senza avere tra le mani uno schermo da tormentare. Così andiamo in giro ingobbiti sul nostro show privato, limitandoci a regalare sguardi incarogniti per un tram che ritarda o per un auto che rallenta. C’è tutta l’aggressività, insomma, tipica di una nazione che deve fronteggiare un default generazionale prima ancora che di bilancio.

In uno scenario del genere, da fine del mondo in stato avanzato, i membri de La Fine Del Mondo si mettono in gioco sulla breve distanza, perché oggi la gente ti dedica mezzo ascolto di mezzo brano e poi si dimentica di te. Con le quattro tracce di “Siamo Nati Lontano”, il gruppo se la cava piuttosto bene: le atmosfere sanno di blues sporcato da sigarette e introversione, con qualche variazione noise addomesticata nelle intemperanze ma non nello spirito. C’è qualcosa dei Morphine in questa band, specie in “Illuminazione Nr. 1”, che rimbalza su bassi rotondi e sulla tromba drammatica suonata da Herself, che ha co-prodotto l’ep.

Poi, certo, non si può tacere l’impatto che Emidio Clementi e i Massimo Volume esercitano su La Fine Del Mondo. In questo, il complesso deve lavorare per scrollarsi di dosso un confronto dal quale può uscirne sconfitto. I testi sono intriganti e senza dubbio scritti con stile, ma spesso girano intorno a immagini che danno l’impressione di non lasciare appigli empatici a chi ascolta. Come se si limitassero a descrivere un malessere ben confezionato ma, forse, mal comunicato all’esterno.

da Impatto Sonoro


EP di esordio per questo progetto musicale sicuramente interessante che mischia atmosfere rockjazzpop ad un spoken word recitativo e poetico. Siamo Nati Lontani è un concept fatto di constatazioni, viaggi deliranti in un mondo moderno e sguardi timidi verso il futuro. Rimaniamo in attesa di disco completo dove poter apprezzare maggiormente le sperimentazioni del gruppo e la loro evoluzione stilistica.

La foto del Disco è sempre quella coi predecessori illustri.

Su La Fine del Mondo Vol. 3 | Claudio Lancia di Onda Rock

Simone Molinaroli è un poeta, Alessio Chiappelli un chitarrista/compositore, Matteo Parlanti è un batterista, Simone Naviragni un bassista e Valentina Innocenti una danzatrice. Tutti insieme si fanno chiamare La Fine del Mondo ed hanno deciso di collaborare per contribuire all’incremento di percentuale di poesia nel mondo, raccontando la vertigine dell’esistenza degli ultimi uomini. “Siamo nati lontano” è il loro Ep d’esordio, uno spoken, un reading, un concerto rock, con tanto di chitarre fiammeggianti. Non c’è rimpianto in questi testi, solo constatazione, nessun chiostro di pietà, semmai un nuovo inizio all’alba della disfatta. Come giocolieri in equilibrio sull’abisso ci propongono una vertigine di rock, musica d’autore, pop umbratile ed avanguardie assortite. Quattro tracce con un’impostazione prossima al piglio degli Offlaga Disco Pax, ma con gli accenti spostati dall’elettronica al rock, roba che va di moda di questi tempi. Dal punto di vista musicale di carne al fuoco ce ne è in abbondanza: “Forse un giorno / Fissammo l’orizzonte” è dark wave, “Illuminazione Nr. 1” ha le chitarre dei pezzi slow dei Marlene Kuntz con inserti di fiato dal sapore ispanico, la title track ha languori post rock, con tanto di crescendo elettrico finale, “Tutti siamo morti” ha mostruosi spiragli light noise. Ogni volta che ascolto qualcosa del genere ripenso alla meravigliosa parabola degli inavvicinabili Massimo Volume, pertanto non vedo l’ora di avere fra le mani il primo album de La Fine del Mondo per vedere come andrà a finire questa storia. (Claudio Lancia 7/10)