Terrorismo Mediatico e manipolazione del consenso

In contemporanea col ballottaggio per l’elezione a Sindaco di Milano vorrei ricordare, tra le tante indegne manifestazioni di disprezzo dell’educazione, dell’intelligenza, delle procedure democratiche e tra i tanti articoli intrisi di tendenziosa disonestà volti a generare la paura da cui a loro volta discendono, l’Obbedienza e il Conformismo, quel che è stato scritto su alcuni giornali all’indomani dell’imprevisto successo del garbato signore di sinistra che piace anche alla borghesia (Pisapia). Voglio precisare che tra tutte quelle manifestazioni, questa non è certo la peggiore. Ma è un esempio di cattiva informazione tecnocratica.

Il 17 maggio su MF (MilanoFinanza) esce un articolo dal titolo “A Milano un ribaltone da 80 miliardi”. Il ribaltone sarebbe legato ai finanziamenti previsti per l’Expo 2015 a cui si accompagna il PGT (piano di governo del territorio). Un piano di investimenti privati e pubblici (in larga parte privati), per il riassetto urbanistico della città di Milano.

Ma l’elettore non potrebbe aver manifestato, con quel voto inaspettato, proprio il suo disinteresse verso quei milioni di cui si parla nell’articolo? Quel voto anomalo, giunto come una sorpresa per tutti gli osservatori e gli analisti, non potrebbe essere interpretato come una volontà di essere amministrati diversamente, dalla legittima aspettativa di veder investiti 80 miliardi di euro, per esempio, in servizi pubblici?

Non sono liberi i cittadini di esprimere col proprio voto, oltre che la preferenza per un volto, delle convinzioni personali in merito al riassetto urbanistico della città in cui vivono?

I tecnocrati fanno pressione.

Ma i contratti per l’expo sono probabilmente già stati depositati (Rocco Traisci, così si esprime cinque minuti fa sul terrazzo di casa mia).

E i tecnocrati continuano con la malainformazione.

la cultura di massa | Christopher Lasch | L’Io minimo

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il fenomeno della cultura di massa, troppo spesso considerato dal punto di vista del suo impatto sugli standard estetici, solleva interrogativi che riguardano la tecnologia, e non il livello di gusto del pubblico. Le avanzate tecniche di comunicazione, che sembrano limitarsi a facilitare la divulgazione di informazioni su una scala più vasta di un tempo, a un esame più approfondito dimostrano di impedire la circolazione delle idee e di far sì che il controllo venga esercitato da un pugno di grandi organizzazioni. La tecnologia moderna ha sulla cultura gli stessi effetti che ha sulla produzione, dove serve ad affermare il controllo manageriale sulla forza lavoro. Lo studio della cultura di massa conduce quindi alla stessa conclusione emersa da uno studio della meccanizzazione del lavoro: cioè che la  tecnologia incarna la progettazione intenzionale di un sistema di gestione e di comunicazione a senso unico, concentra il potere economico  e politico e, sempre più, anche quello culturale, nelle mani di picole èlite di pianificatori, analisti del mercato ed esperti di ingegneria sociale, stimola l’input o il feedback soltanto in forma di cassette dei suggerimenti, indagini di mercato e sondaggi di opinione. La tecnologia diventa così  un efficace stumento di controllo sociale – nel caso dei mass media, cortocircuitando il processo elettorale attraverso i sondaggi che contribuiscono a formare l’opinione pubblica invece di limitarsi a registrarla; riservando agli stessi media il diritto di scegliere i leader politici e i loro portavoce, e presentando la scelta di leader e di partiti come una scelta fra diversi beni di consumo.

[…]

da “L’Io Minimo – la mentalità della sopravvivenza in un’epoca di turbamenti”

di Christopher Lasch