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…Si dovrebbero guardare quantomeno con profondo sospetto quegli esponenti di sinistra che argomentano che i movimenti fondamentalisti-populisti islamici, in quanto di emancipazione e anti-imperialisti, sono fondamentalmente “dalla nostra parte”, e che il fatto che formulano i loro programmi in termini direttamente anti-illuministi a anti-universalisti, avvicinandosi a volte a un antisemitismo esplicito, non è altro che una confusione derivante dal fatto che sono catturati dall’immediatezza della lotta. (Quando dicono di essere contro gli ebrei, ciò che vogliono dire realmente è solo che sono contro il colonialismo sionista). Si deve resistere incondizionatamente alla tentazione di “comprendere” l’antisemitismo arabo (laddove lo abbiamo realmente di fronte) come una reazione “naturale” alla triste situazione dei palestinesi: non ci deve essere comprensione per il fatto che in molti paesi arabi Hitler continua ad essere considerato da molti un eroe, o per il fatto che nei manuali delle loro scuole elementari vengono riciclati tutti i miti antisemiti tradizionali, dal falso notorio dei Protocolli degli Anziani di Sion all’idea che gli ebrei usino il sangue dei bambini cristiani (o arabi) nei sacrifici. Affermare che un antisemitismo di questo genere articola attraverso uno spostamento una forma di resistenza al capitalismo non lo giustifica in nessun modo: lo spostamento in questo caso non è un’operazione secondaria, ma un gesto fondamentale di mistificazione ideologica.
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Dal libro “Dalla tragedia alla farsa” di Slavoj Zizek