Lui/lei non sa dell’obsolescenza programmata e tenta disperatamente di far funzionare un dispositivo apparentemente quasi nuovo, ma irrimediabilmente non più funzionante. E ci si accanisce convinto/a di riuscire. A volte sono più di uno. Si accaniscono, imprecano, studiano soluzioni, nessuna di valore.
Una vera vita di merda.
Lavoro
Devo dirti il vero
Così mi disse il mio figliuolo lo scorso anno, allora che ci si preparava a lasciare la casa del mare per fare ritorno a Pistoia, per l’ultima volta davanti al mare al tramonto. Lo disse con affetto e naturalezza che avrebbero anche potuto persuadere al licenziamento qualcuno con la rendita di posizione. Cosa non praticabile da chi non ce l’ha. Decisi allora di vergare questa poesiuola estemporanea.
“Babbo si torna a vedere il mare? Restiamo sempre in ferie tutti i giorni. Non torniamo a casa. Non andiamo mai a lavorare.”
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Nel dirti brutte cose il còr mi dòle
Ma stasera caro figlio devo dirti il vero
Non ha scelta chi d’agi nacque scevro
E il travaglio quotidiano fermar nun pòle.
Incentivare la creatività
I progetti per incentivare la creatività sono esattamente ciò che serve per annullarla o, nella migliore delle ipotesi, depotenziarla e renderla organica all’Ordine. Gli uffici e di conseguenza gli addetti alla creatività, soprattutto quella giovanile, sono il nemico più insidioso di chiunque si proponga di “creare liberamente” perché, dietro la simpatica promessa di fondi e strutture pubbliche, nasconde la catena della visione del gruppo dominante e dei suoi interessi.
È sempre necessario ricordare che, parafrasando Thomas Bernhard, lo stato produce e autorizza solo creativi di stato.
Photografia fatta da me medesimo. No copyright infringement.
La Poesia Adesiva
Opera estemporanea di un collega anonimo che rompe la continuità macchinica del lavoro nello stabilimento e inserisce un elemento disorganico nel contesto simbolico circostante.
La Poesia Adesiva
Il proprio lavoro, non quello altrui | contributo alla comprensione della Costituzione Repubblicana
Anche Simone Molinaroli vuole contribuire, parcheggiato per un minuto il transpallet, alla comprensione della Costituzione della Repubblica e della parola Lavoro, che è una parola e una pratica che molti non comprendono bene.
Lo vuole fare con le parole con cui uno dei più noti tra i padri costituenti convinse alcuni altri costituenti della necessità per la Repubblica di fondarsi sul lavoro.
Il proprio, non quello altrui.
“L’italia è una repubblica fondata sul lavoro. Dicendo che la repubblica è fondata sul lavoro, si esclude che possa fondarsi sul privilegio, sulla nobiltà ereditaria, sulla fatica altrui e si afferma invece che essa si fonda sul dovere, che è anche diritto ad un tempo per ogni uomo, di trovare nel suo sforzo libero la sua capacità di essere e di contribuire al bene della comunità nazionale.”
Amintore Fanfani