Qualche mese fa ho ritrovato il “Manuale del Gol” di Vezio Melegari a casa di mia madre. Una pubblicazione su cui da bambino passai innumerevoli ore. E dopo averlo sfogliato nuovamente, dopo più di trentacinque anni dall’ultima volta, mi vien di dire che non fosse per caso o per errore.
I ritrovamenti non sono tutti uguali. E questo “Manuale del Gol” ha aperto un grande bagaglio di ricordi, tutti significativi.
In una ipotetica classifica di ciò che è stato significativo nell’infanzia lo collocherei sullo stesso piano del Grande Atlante Geografico De Agostini (l’edizione con le bandiere in copertina) e al film “L’Uomo che uccise Liberty Valance” di John Ford.
Hanno contribuito, tutti insieme, a generare una bella parte dell’immaginario infantile di chi scrive e introdotto il concetto di leggenda e di giustizia nella sua ancora acerba Weltanschauung.
Ho viaggiato molto per nazioni e stadi. Sono stato a partite epiche rigiocate mille volte e grazie alle illustrazioni di Carmelo Silva sembrava di esserci stati davvero. Anche se rimase per molti anni un mistero la reale dinamica del gol di Sandro Mazzola alla Svizzera durante un’amichevole nell’ottobre 1970. Le parabole tratteggiate da Silva, che esemplificavano la traiettoria del pallone, non riuscivano a rendere giustizia alla prodezza tecnica di Sandro Mazzola poi osservata più avanti in video.
Quindi per il sottoscritto la fronte a scalino di Puricelli era realtà, Hector Puricelli che era un grandissimo colpitore di testa, ma non quando era in Uruguay, prima di essere acquistato dal Bologna. Ed è lì che casualmente scopre di essere un grandissimo colpitore di testa. E viene chiamato Testina d’Oro. Così come le bende legate in fronte agli stopper e ai centravanti, la geografia economica di stati adesso nemmeno più esistenti, l’URSS, la Cecoslovacchia, L’Alto Volta, la Rhodesia. E poi la geografia economica mutata degli stati rimasti. Quelle belle linee di confine tracciate col righello alla conferenza di Pieve a Nievole o di Sanremo, che adesso gli uomini incappucciati rimettono in discussione insieme alla sicumera di chi per quasi cento anni credette alla versione di chi le tracciò.
E inoltre, il libro è stato pubblicato nel 1974. A me deve essere stato regalato intorno a quegli anni. Nel 1976 ho imparato a scrivere e dunque ciò che vergai con incerta calligrafia maiuscola sul frontespizio del libro dev’essere una delle prime cose che ho scritto in vita mia.
“ABBASSO LA JUVE”.
Avevo già deciso da che parte stare. E non me ne vogliano gli amici juventini. Fu mano innocente di bimbo a vergare lo slogan.