Stimolato dai vivaci scambi d’opinione sulle prossime elezioni politiche, scambi a cui è possibile partecipare sui social networks, nei bar, al lavoro, sull’autobus, anche senza volontà alcuna di partecipare, e dall’incapacità ormai assodata della maggior parte degli umani di scambiarsi le suddette senza tradire la convinzione di essere portatore di verità influentissime, partecipi di un progetto culturalmente egemonico, mi è venuta voglia di ricordare a tutti che il sarcasmo, gli psicologismi, i riferimenti alle vicissitudini personali non sono considerate argomentazioni valide da nessuna persona dotata d’intelligenza, e realmente interessata a una discussione volta non solo a un mero confronto quantitativo, ma solo artifizi retorici adeguati alle dispute televisive tra raccoglitori di consenso teleguidato e sottolineato dall’applauso preregistrato.