Le difficoltà generali, la crisi e gli eventi infausti uniti a una grande diffusione di informazioni nebulose fanno aumentare esponenzialmente la quantità di cazzate sprecate. Eppure basterebbe, non dico l’intelligenza o l’arguzia, soltanto il buon senso per capire come stanno le cose anche in quei casi in cui più di tutti sembrano formarsi, o vengono narrati, scenari incomprensibili caratterizzati da inspiegabili omissioni da parte delle istituzioni deputate alla governance delle criticità, dichiarazioni mai nitide, un apparato informativo che pare replicare all’infinito un canovaccio poco credibile, ma sempre funzionante, una montante emotività che anch’essa minaccia di essere incontrollata e invece è fondamentalmente il dispositivo che disinnesca la consapevolezza. Se talvolta è difficile trovare, al fine di edificare una propria solida visione delle cose, conforto nelle parole perché non provare coi silenzi? Perché non concentrarsi su ciò che ci viene sussurato dal non proferito da chi è obbligato all’ufficiosità?