Non passano nemmeno 24 ore e alla morte di Luana segue la morte in fabbrica di Christian Martinelli, 49 anni e una famiglia, preoccupato perché al lavoro erano in pochi.
A uccidere il lavoratore non sono le dimenticanze e le inadempienze. È bensì la cultura e il contesto di valori e finti valori che ne determinano la loro affermazione come standard non rivelato, perseguito strenuamente.
Quando il vostro responsabile vi parla di resilienza, di eroismo, di disciplina non crederete mica che parli sul serio? La cosa importante è il premio produzione che prendono lui e chi per lui. Dietro un morto sul lavoro spesso c’è una figura che lima tutti i costi, compresi quelli per la sicurezza, che non sono i corsi, i cartelli, ma una equa distribuzione del carico di lavoro. È giusto odiare queste figure dentro le quali alberga un uomo che magari tiene famiglia, ma che non dovremmo in nessun modo giustificare. Lo dovremmo odiare.
Prima di rinunciare all’odio perché non è riformista e moderato pensate sempre al premio produzione di chi taglia i costi.
Più odio e meno fotografie.
resilienza di pensiero ma il corpo si piega fino ad un certo punto poi si spezza.
Colpa della materia organica di cui l’uomo è composto che nella totalità dei casi non riesce a trasmettere un predisposizione mentale al proprio fisico.
La resilienza sul lavoro si può applicare mentalmente, ma anche fisicamente.
L’operaio può essere fisicamente resiliente all’or quando, spezzandosi, tutti ne accetano la sostituzione senza clamori.